Nuovo segnale di svolta nel settore petrolifero: L’ Arabia Saudita ha dato un segnale di intesa verso l’Iran, suo rivale regionale nella produzione dell’oro nero, mostrandosi favorevole ad un accordo per limitare la produzione di petrolio e porre un freno all’eccesso di produzione. Limite che potrebbe venir fuori dopo due anni di produzione selvaggia. Tuttavia l’accordo sembra improbabile fino al prossimo incontro di novembre dell’Opec. I due paesi devono fare in fretta se vogliono evitare un altro anno di eccesso di petrolio sui mercati energetici globali.

Di fatto le difficoltà non sono poche; non solo devono cercare di trovare un soluzione ai loro livelli di produzione senza danneggiare le loro economie ma devono trovare un equilibrio anche per i paesi dell’OPEC. L’incontro di questi ultimi giorni ad Algeri è servito innanzitutto per chiudere il surplus di produzione di 600.000 barili fra le loro rispettive produzioni interne e analizzare la situazione fra le economie mondiali portando alla consapevolezza che l’eccessiva produzione di greggio può solo dilaniare l’organizzazione.

Tuttavia in questo meeting non si è giunti ad una presa di posizione come avevano già anticipato i loro stessi partecipanti. Infatti anche i mercati hanno reagito in maniera scettica portando i prezzi del brent e del West Texas al ribasso del 3%.

Idee e pessimismo sul petrolio

Mentre L’iran vuole impostare il suo obiettivo di produzione a circa 4,2 milioni di barili al giorno, Riyadh la settimana scorsa ha chiesto al suo rivale regionale di congelare la sua produzione a 3,6 milioni di barili al giorno in cambio di un taglio della produzione interno proporzionale.

Anche negli Stati Uniti i disagi prendono piede: il capo dell'Agenzia internazionale per l'energia ha affermato che l'offerta di petrolio supererà la domanda fino alla fine del prossimo anno e auspica una soluzione politica ed economica rapida.

Anche la più grande e potente banca di Wall Street, Goldman Sachs, ha aumentato il pessimismo, dicendo in un rapporto ai loro clienti istituzionali che i prezzi del petrolio potrebbero toccare anche i 43 dollari al barile nel prossimo futuro cancellando tutte le stime rialziste che puntavano verso quota 50 dollari al barile.

Inoltre, anche gli analisti di Citigroup vedono questo accordo in un ottica di ampio scetticismo affermando che non porterà a nulla nel breve periodo se non un leggero stimolo verso un unità assente da ormai da troppo tempo.