Tanto tuonò che piovve. Il petrolio da troppo tempo ai minimi ha spinto i vertici Opec riuniti ad Algeri per una tre giorni informale a superare le divergenze interne (su tutti quelle tra l'Iran e l'Arabia Saudita) e decidere di tagliare la produzione giornaliera da 33,2 a 32,5 milioni di barili. Non un taglio netto. Ma che comunque è bastato per segnare un'inversione di tendenza mai verificatasi negli ultimi 8 anni e convincere i mercati. Il Wti è rimbalzato subitodi oltre il 5%, riportandosi oltre quota 47$ al barile (ha chiuso a 47,05), in una giornata in cui il prezzo di riferimento veleggiava attorno ai 44$.

Petrolio: crisi economica batte equilibri internazionali

A convincere Arabia Saudita e Iran a tagliare la produzione sono state soprattutto le previsioni economiche di settembre sull'economia globale da parte dell'Ocse, che ha previsto la crescita globale al 2,9% per quest'anno, ben -0,2% in meno rispetto al +3,1% fatto registrare nel 2015. A pesare, in particolare, è stato il taglio netto delle stime di crescita dei due Paesi più energivori per eccellenza: la Cina e gli Stati Uniti. Secondo l'Ocse la crescita di Pechino quest'anno sarà del 6,5% (-0,4% rispetto al 6,9% del 2015). Peggio ancora andràaWashington, dove il Pil aumenterà solamentedell'1,4%, contro il 2,6% fatto registrare lo scorso anno.

Goldman Sachs vede nero

Rimane da vedere se il taglio alla produzione giornaliera di petrolio convincerà le banche d'affari a cambiare idea sull'andamento dei prezzi del barile. Goldman Sachs in settimana ha previsto infatti il barile ancora in discesa, a prescindere dalle decisioni OPEC di Algeri. Rispetto alla precedente previsione per l'ultimo trimestre di quest'anno (50$), Goldman ha previsto un prezzo del barile attorno ai 43$.

"Sebbene un potenziale accordo potrebbe sostenere i prezzi nel breve termine", si legge nell'ultimo report di Goldman Sachs, "posizioni speculative nette lunghe ancora relativamente alte lasciano aperti rischi al ribasso nella parte finale dell'anno"