Per la prima volta nella storia repubblicana dell’Italia, l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), organo deputato a certificare i conti pubblici e a farsene garante presso l’Ue, ha rispedito al mittente, cioè a Palazzo Chigi, la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def), licenziata l’altro giorno dal Governo alla vigilia dell’apertura dei lavori parlamentari sulla legge di Bilancio 2017.

Previsioni troppo ottimistiche - sentenzia l’Upb - facendo il paio con il giudizio espresso, sempre nella giornata di lunedì 3 ottobre, dalla Banca d’Italia che aveva quasi ironicamente definito "ambiziosi" i numeri economici usciti dal cilindro della coppia Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan.

Alla grana di dover aggiustare i conti, il Governo deve aggiungere la preoccupazione per la possibile crisi del sistema bancario del Belpaese.

Dal fronte banche, infatti, non arrivano buone notizie: l’ex direttore del "Corriere della Sera", Ferruccio De Bortoli, denuncia le manovre opache del "Giglio Magico" su Mps, mentre si fanno sempre più insistenti le voci di un maxi aumento di capitale (13 miliardi) necessario ad Unicredit per tirarsi fuori dai guai legati alle sofferenze.

La guerra dei numeri tra Governo, Bankitalia e Upb

Il "lunedì nero"per il Governo presieduto da Matteo Renzi è cominciato di prima mattina quando il presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro, è stato ascoltato in Parlamento in merito alla Nota di aggiornamento al Def.

"Non è possibile procedere a una valutazione positiva - ha gelato gli astanti Pisauro, rilevando al contempo - un eccessivo ottimismo delle previsioni ufficiali per il 2017".

Circostanza gravissima, se si pensa che è la prima volta nella storia repubblicana che l’Upb rimanda così platealmente l’Esecutivo in materia economica.

L’1% di crescita del Pil previsto dal duo Renzi-Padoan per il 2017 è semplicemente eccessivo, sostiene l’Upb. All’allarme lanciato da Pisauro si è aggiunto, poche ore dopo, l’avvertimento più soft del vicedirettore generale di Bankitalia, Luigi Federico Signorini, convinto che "per conseguire il risultato (pronosticato dal Governo, ndr) la prossima legge di bilancio dovrà essere definita con grande cura".

Da qui la definizione di numeri troppo "ambiziosi" coniata dallo stesso Signorini.

Mps, Unicredit e il rischio di crisi sistemica delle banche

Alla bocciatura - seppur temporanea - dei conti del Def si aggiunge, a disgrazia del Governo, la tegola della crisi del sistema bancario italiano. Sempre ieri, dalle colonne del "Corriere della Sera", l’ex direttore Ferruccio De Bortoli (lo stesso che sente "odore di massoneria" nel renzismo) ha ricostruito a modo suo la storia della vicenda Mps.

De Bortoli ricorda che fu proprio Renzi, l’8 settembre scorso, a mandar via l’ad senese Fabrizio Viola come da accordi intercorsi con la banca d’affari statunitense Jp Morgan. Padoan, insieme all’immancabile Marco Carrai, fu solo l’esecutore dell’ordine.

Sempre ieri sera si è tenuta una drammatica, quanto segretissima, riunione al Mef con il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e i principali banchieri italiani. "Dulcis in fundo", questa mattina è arrivata l’indiscrezione - riportata dal "Fatto Quotidiano" - che la più grande banca tricolore, Unicredit, sarebbe costretta ad un faraonico aumento di capitale da 13-18 miliardi. Eventualità che rappresenterebbe un corpo mortale per il fragile sistema bancario italiano.