Tempi duri per i furbetti del lavoro nero, da domani prelevare o versare sul proprio conto corrente la cifra di 1.000 euro in un giorno o di 5.000 euro in trenta giorni farà scattare l'indagine per presunta evasione da parte dell'Agenzia delle Entrate. Si tratta di una norma che sicuramente farà discutere perché toccherà al correntista l'onere della prova e basterà una semplice distrazione, come la perdita della ricevuta fiscale per un acquisto, per mettere nei guai il correntista.

L'emendamento approvato nel decreto fiscale

Prelevare o versare cifre superiori a 1.000 euro al giorno può nascondere un'attività illecita o essere il frutto di un lavoro nero non tassato alla fonte: questo la logica che ha portato all'emendamento che mira, dunque, a recuperare la tassazione del reddito sommerso.

Al di sopra della soglia quotidiana di 1.000 euro o di 5.000 euro mensili scatterà in automatico l'indagine di presunta evasione da parte dell'Agenzia delle Entrate spetterà al contribuente dimostrare che l'operazione compiuta è giustificata da una lecita provenienza o causale.

Tempi duri anche per gli evasori senza conto corrente

La nuova norma, come dicevamo sopra, dovrebbe far emergere il lavoro nero che, nella maggior parte dei casi ed in alcuni settori specifici, rappresenta la percentuale di reddito più cospicuo sconosciuto al Fisco. I problemi non dovrebbero sorgere per i risparmiatori e per quei lavoratori dipendenti monoreddito ma per tutti quelli che verseranno o depositeranno soldi sul proprio conto corrente e non riusciranno a dimostrarne la provenienza o la destinazione.

Indirettamente però la norma potrebbe colpire anche chi non possiede alcun conto corrente: il correntista che finirà sotto la lente dell'Agenzia delle Entrate per un prelievo superiore all'importo di 1.000 euro, ad esempio, dovrà indicare a cosa sono serviti quei soldi e, nel caso siano serviti al pagamento di un lavoro o di una prestazione ricevuta, dovrà indicare il nome della persona o della società che ha incassato quel denaro esibendo la fattura ricevuta che, ove non emessa, potrebbe far scattare ulteriori accertamenti.