La BCE torna a esprimersi sull'andamento delle finanze del'Euro-zona, e lo fa, questa volta, nell'ambito del report biennale sulla stabilità finanziaria dell'Unione, in modo tutt'altro che rassicurante.

Stando al rapporto, non è da escludersi un riaccendersi della crisi del debito del 2009, specie in virtù del recente quadro politico venutosi a delineare dopo il referendum sulla Brexit e le elezioni presidenziali americane.

Esistono "molteplici indicatori di stress sistemico" a gravare sul mercato comunitario. In alcuni dei 19 paesi dell'Unione, questo stress potrebbe pesare sui livelli di inflazione e sull'andamento dei tassi di interesse.

La tempesta perfetta

Possibile, riferisce sempre la BCE, che si vada creando il clima di una tempesta perfetta sulla testa dei mercati azionari del Vecchio Continente, nell'ambito dei quali potrebbero verificarsi fallimenti improvvisi sotto la spinta degli speculatori.

Tutto questo sarebbe da mettere in collegamento con l'incertezza politica che si respira proprio in concomitanza di importanti appuntamenti elettorali quali il referendum costituzionale italiano e le elezioni politiche di Francia e Germania.

Tale effetto d'influenza politica potrebbe gravare sul successo delle riforme fiscali e strutturali intraprese da molti paesi dell'Unione, traducendosi in livelli di crescita inferiori rispetto alle previsioni.

Tuttavia, a impensierire maggiormente è la reazione che potrebbe giungere dal settore bancario, che seppur promosso, è uscito sostanzialmente indebolito dagli stress test di Agosto e che presenta attualmente numerose criticità.

Ben noti, d'altro canto, i mali endemici delle banche europee: alte quantità di prestiti di cattiva qualità, alti costi dell'operatività e capacità di credito in eccesso.

I timori sono, a detta del Vicepresidente della BCE Vítor Constâncio, che malgrado il settore bancario stia seguendo le proiezioni - con previsioni di base che indicano una crescita lenta ma stabile negli anni a venire - l'instabilità politica possa influire negativamente sulla fiducia degli investitori, minando così le fragili basi di questa ripresa.