Se fino al 2015 i problemi di molti italiani erano legati alla soglia limite del 1000 euro da rispettare per i trasferimenti di denaro tra soggetti diversi, oggi grattacapi ben più grossi potrebbero interessare chi si trova a prelevare somme a 3 zeri.

Indagini finanziarie più facili per prelievi sopra una determinata cifra

Infatti chi preleva dal proprio conto corrente più di mille euro al giorno in contanti o 5mila euro in un mese potrà subire un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate se non saprà giustificare la destinazione di tali somme di denaro.

E’ quanto prevede il recente decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio, che diventa cosi’ una sorta di dissuasore alla circolazione del denaro liquido.

Ma in realtà nasconde un pericolo ben più grave, proprio perché si basa sulle presunzioni utilizzate dagli Uffici fiscali durante i controlli bancari. Infatti se i prelievi dal conto venissero considerati ricavi non giustificati, il contribuente potrebbe trovarsi senza saperlo con le spalle al muro nel caso in cui scattassero delle indagini bancarie. Spetterà a lui infatti l’onere della prova contraria, dovendo dimostrare attraverso una documentazione oggettiva come tali soldi sono stati spesi e di chi ne era il soggetto destinatario, riuscendo cosi a giustificare la natura e la finalità del prelievo.

Non è l’Agenzia delle Entrate che deve trovare le prove che avvalorino le presunte somme non dichiarate dal contribuente. Sebbene quindi tale provvedimento non può essere ritenuto vessatorio, proprio perché elimina quell’area di incertezza operativa, legata al fatto alcuni funzionari riconoscono come giustificati i prelievi fino a 500 euro, mentre altri non giustificano nemmeno quelli sotto i 250 euro, tuttavia è sicuramente riduttivo il limite mensile di importo pari a 5mila.

E questo perché fino ad oggi un contribuente che avesse prelevato 300 euro al giorno avrebbe potuto giustificare fino a 7.500/euro di prelievi bancari al mese. Se tale norma del decreto fiscale venisse approvata viene stabilito che i prelievi possono essere usati, nei confronti degli imprenditori e i titolari di partita IVA, per ricostruire ricavi non dichiarati per importi superiori a mille euro giornalieri e 5mila mensili.

Il contribuente che resta all’interno di tali limiti dovrebbe stare al sicuro dalla presunzione di evasione

Ecco come ci si può difendere

Per difendersi dagli accertamenti finanziari-bancari da parte dell’Agenzia fiscale, è sempre bene mantenere traccia dell’uso di prelievi e versamenti mensili e giornalieri effettuati sul e dal proprio conto corrente. Il correntista in tal modo può riuscire a dimostrare meglio l’impiego delle stesse. Questa regola, nata per gli imprenditori commerciali, è stata poi estesa ai professionisti (benché sia stata poi cancellata dalla Corte Costituzionale), e comunque viene usata anche per tutti gli altri contribuenti, anche se lavoratori dipendenti.

Occorre poi precisare che prima dell’accertamento, l’agenzia fiscale dovrebbe avvisare il contribuente, per dargli la possibilità di difendersi senza dover ricorrere al giudice.

In ogni caso, la linea di difesa, è quella di far valere il diritto al cosiddetto contraddittorio preventivo. La prova contraria che dovrà dunque fornire il contribuente deve essere poi specifica (non bastano le affermazioni generiche), benché possa fondarsi anche su presunzioni semplici, purché gravi, precise e concordanti. Per restare sempre aggiornati su tutte le novità fiscali potete premere il tasto segui accanto al mio nome