Una vecchia sentenza della Corte Costituzionale ha condannato le banche a risarcire i propri clienti degli interessi caricati su prestiti e sui conti correnti. Per le banche, la pronuncia ha causato il rimborso ai propri clienti di cifre tra i 20 ed i 30 miliardi di euro. Questo perché le banche hanno praticato il cosiddetto anatocismo, cioè hanno caricato interessi su altri interessi facendo pagare tassi da usura ai propri clienti. Ecco come possono difendersi i clienti delle banche e cosa devono mettere in atto per vedersi risarcire dal proprio istituto di credito per il 2017.

Anatocismo

L’anatocismo bancario è la capitalizzazione degli interessi, cioè il calcolo degli interessi sugli interessi applicati sui conti corrente, mutui e prestiti. Decorso un certo periodo, gli interessi caricati vanno a finire nel capitale da restituire, e gli interessi diventano materia prima su cui applicare quelli successivi. Negli anni, le banche hanno abusato di questo meccanismo, andando contro la Legge e contro la Costituzione, come la Consulta ha sancito nel 2012. L’esempio dello scoperto in conto corrente è lampante, perché in linea generale, ma soprattutto teorica, le banche applicano un interesse del 10% annuo sul rosso del proprio conto. In pratica però, accade che le banche applicano un interesse su base trimestrale con la conseguenza che gli interessi caricati nel primo trimestre vanno a finire nello scoperto del conto su cui poi si applicano gli interessi del secondo trimestre e così via.

Per periodi di rosso in conto corrente che durano molti anni, il danno a livello economico è piuttosto pesante.

Come fare per il risarcimento

La sentenza della Corte Costituzionale ha effetto retroattivo, cioè può essere richiamata per quanto pagato in più per gli anni passati. Tutti coloro che hanno un conto corrente aperto o che lo hanno chiuso a partire dal 2007, possono presentare istanza per chiedere indietro quanto pagato in più in relazione all’applicazione dell’anatocismo prima descritto da parte della propria banca.

Dal 1° gennaio 2017, per via della prescrizione, che ricordiamo, per la questione in oggetto è decennale, tutti coloro che hanno chiuso dei conti correnti fino al 31 dicembre 2006, non potranno più fare nulla. In pratica quindi, possono presentare richiesta alla banca, i clienti che hanno pagato interessi trimestrali sullo scoperto in conto.

La richiesta va spedita a mezzo poste con raccomandata A/R. La banca ha l’obbligo di rispondere in 10 giorni all’istanza. Alla scadenza del decimo giorno, in assenza di riscontro da parte del proprio istituto di credito o in caso di risposta negativa, ci si può rivolgere al Giudice di Pace se gli importi richiesti sono sotto i 5.000 euro oppure ad un Tribunale attraverso una vera e propria azione legale. La presentazione dell’istanza blocca anche la prescrizione, quindi per coloro che hanno chiuso il conto nel 2007, l’istanza va presentata entro la fine del 2017. Alla domanda è utile allegare la documentazione comprovante le cifre di rimborso richieste e quelle pagate come interessi e capitale.

Ecco perché munirsi di ogni singolo estratto conto relativo al periodo per il quale si va a richiedere il rimborso è assolutamente necessario, anche perché la retroattività della sentenza può arrivare fino al 2000, quindi con cifre corpose. Per quanto riguarda mutui e prestiti, oggi è possibile chiedere alla banca di non applicare l’anatocismo. Inoltre, per decreti ingiuntivi recenti, con i quali la banca chiede al correntista il rientro, entro 40 giorni, quest’ultimo può impugnare il decreto e chiedere il ricalcolo del dovuto alla luce dello stop all’anatocismo.