Mentre mps è alle prese con la delicata partita del nuovo piano industriale necessario per ottenere il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale a carico del governo, l'attenzione dei media si concentra sui nomi dei grandi debitori inadempienti dell'istituto.

In particolare le modalità di sistemazione dell'elevato stock di crediti non performing (NPL) sarà determinante per la decisione sull'impegno per il Tesoro italiano.

Va tuttavia evidenziato come l'eccessiva attenzione sui debitori insolventi possa distogliere l'attenzione dalle errate scelte gestionali in sede di erogazione che hanno condotto al dissesto di Montepaschi.

Il circo mediatico e le disavventure immobiliari

Il corriere della sera ha scelto di cavalcare l'onda mediatica dello sdegno popolare pubblicando i nomi di numerosi grandi debitori inadempienti, senza fare troppo distinzioni tra esposizioni in sofferenza (NPL), ad incaglio o in altre fasi di deterioramento minore.

Spiccano i nomi di famosi immobiliaristi come Statuto e Zunino. Al primo, titolare di numerosi alberghi come il Four Season e il Mandarin a Milano, MPS ha concesso un mutuo da 160 milioni con diverse rate non pagate che hanno portato al pignoramento dell'hotel Danieli di Venezia.

Tra le altre iniziative immobiliari andate male, il quotidiano milanese ha menzionato la Impreme della famiglia Mezzaroma, l'avventura mantovana del costruttore calabrese Antonio Muto e due iniziative in cui Montepaschi non è solo finanziatrice: la Newcolle di colle Val D'elsa e la Valorizzazioni Immobiliari (VIM).

Nella prima MPS deteneva il 49% del capitale azionario, mentre la seconda, costituita per gestire immobili non strumentali era stata ceduta a Lehman Brothers e Sansedoni finanziando gli acquirenti.

Il sole preferisce le ristrutturazioni

Neanche il Sole 24 Ore resiste alla tentazione di menzionare qualche nome di spicco a partire da Sorgenia, società del gruppo De Benedetti, verso la quale MPS aveva crediti per 600 milioni che ha dovuto convertire in azioni per limitare i danni.

Sorte analoga è toccata all'esposizione verso la Cisfi, holding dell'interporto di Nola,che fa capo a Gianni Punzo, dove l'istituto senese è diventato primo azionista in seguito alla conversione in azione di parte dei crediti e ad altre due società.