In un'intervista rilasciata al noto giornale “Il Fatto Quotidiano” l'economista Luigi Zingales, che insegna all’Università di Chicago, ha spiegato come il caso mps e il suo processo di nazionalizzazione rischia di trascinare a fondo l’Italia. Secondo Zingales è assolutamente necessario la creazione di una commissione d’inchiesta che indaghi sul sistema bancario italiano, ma che tale operazione non viene compiuta perché ostacolata da managers e politici, spaventati dalla possibilità di essere trascinati in caduta libera da uno scandalo senza precedenti.

Una commissione d'inchiesta

Zingales prosegue evidenziando come in Italia nessun manager paga gli errori commessi e la mancanza di una commissione d'inchiesta comporta come conseguenza la ripetizione degli errori compiuti già nel passato. Tale commissione andrebbe composta con esperti indipendenti di fama internazionale che andrebbero investiti di quei poteri che sono necessari per poter condurre, sotto giuramento, interrogatori con annesso potere di richiedere la consegna di documentazione riservata. Il tutto dovrebbe compiersi senza inserimento di parlamentari per evitare strumentalizzazioni a fini politici. Insomma, per l'economista italiano un metodo collaudato già negli USA da introdurre in Italia.

Sorge spontanea la domanda: quali sono gli ostacoli che incontrerebbero una soluzione di questo tipo? Per Zingales la risposta starebbe nelle stesse parti interessate che non vogliono rendere pubbliche le cause che hanno determinato il crollo del nostro sistema bancario.

Gli errori compiuti

Non ci sono dubbi sul fatto che la crisi economica ha influito sugli eventi ma per l’economista non si puo’ occultare il fatto che con la vendita alle famiglie di ben 60 mld di bond subordinati appare evidente che una causa determinante è stata la cattiva gestione e bisogna comprendere come sia maturata per evitare il suo ripetersi nel futuro.

Il docente di Chicago chiama in causa anche le autorità addette alla vigilanza che hanno sbagliato a non intervenire mentre si compivano i disastri manageriali, ammesso che l’autorithy di controllo avessero gli strumenti idonei per poterlo fare. Per Zingales bisognava prepararsi per tempo visto che le regole della UE stabiliscono che i costi dei salvataggi vengano addebitati anche agli obbligazionisti.

Ragion per cui o bisognava bloccare tutto oppure si rendeva necessario forzare le banche a ricomprare i loro stessi bond. Zingales pone sul banco degli imputati Bankitalia che per sua stessa ammissione è uscita sconfitta in sede europea, dimostrando tutta la sua incapacità di far valere le ragioni italiane. Per l’economista, il direttivo che ha negoziato la direttiva sul Bail-in, pone al centro di gravi responsabilità il Ministero del Tesoro nella persona di Fabrizio Saccomanni, che come ex-direttore generale di Bankitalia e, quindi, esperto di settore, non poteva non essere a conoscenza dei grossi rischi a cui si stava andando incontro e poi giustificarsi sostenendo che è stato fatto tutto il possibile.

Soluzione attuabile

Zingales conclude chiedendosi quale sia il senso per l'Italia nel restare in un’unione monetaria nella quale non riesce a difendere i propri interessi. La conclusione è che, in sostanza, per poter salvare il nostro sistema bancario e impedire di trascinare l’Italia ancor di più verso il basso occorrerebbero ben 50 miliardi ritenendo troppo pochi i 20 mld già stanziati.