Un incontro teso, serrato, a tratti non propriamente idilliaco quello che sarebbe andato in scena ieri tra il ministro dell’economia padoan e il gruppo parlamentare della Camera del Pd per scandire la road map delle scelte di politica economica che il governo Gentiloni dovrà compiere nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, fino ad arrivare alla manovra d’autunno. Sul fronte dei saldi di finanza pubblica e delle trattative con l’Unione europea, il titolare dell’Economia ha confermato la necessità di varare un intervento quantificato in 3,4 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil.

Manovrina necessaria – ha spiegato Padoan – per evitare l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia.

Tanti i temi su cui si è innestato il confronto, e non sempre sarebbe emersa identità di vedute tra il titolare di via XX settembre e i deputati democratici, soprattutto quelli di stretta osservanza renziana.

In vista della presentazione della manovrina correttiva chiesta dalle istituzioni europee e della presentazione del Documento di economia e finanze (la cui discussione nelle aule parlamentari è prevista per il 26 e 27 aprile ), il premier Gentiloni ha scelto la strada del confronto aperto con le forze della maggioranza parlamentare che lo sostengono. Dopo l’incontro con la delegazione dell’Ncd, con Alfano che ha intimato “niente cose di sinistra, altrimenti si apre una crisi”, e in attesa del confronto con gli scissionisti Pd di Bersani e Speranza, la riunione con i deputati del partito di maggioranza relativa ha fatto capire chiaramente quanto ormai si respiri il clima da anticamera di una campagna elettorale che, iniziando con le amministrative di giugno, potrebbe portare al voto anticipato a settembre (ipotesi che appare tuttora irrealistica) o più verosimilmente alle urne nella primavera del 2018.

Il primo terreno di scontro, sul piano dei contenuti, sarebbe stato quello delle privatizzazioni (in gioco la seconda tranche di Poste e l’immissione sul mercato di quote di Ferrovie dello Stato), con Padoan, d’accordo in questo con i centristi di Ncd, deciso ad andare avanti su questa strada non perché “ce le chiede l’Europa o per ridurre il debito ma perché sono una priorità per rendere più efficienti le aziende”, e il capogruppo dem a Montecitorio, Rosato, a frenare chiedendo un supplemento di riflessione.

Anche sulla riforma del catasto sarebbero emerse divergenze tra ministro e deputati democratici. Secondo Padoan “la riforma del catasto si può fare anche a saldo zero”, mentre il renziano Fanucci si sarebbe detto esplicitamente contrario a un intervento sulla casa. Si teme, infatti, che rivalutando gli estimi catastali possa aumentare il prelievo diretto (Imu, Tasi) sulla casa.

E lo stesso Renzi ha esternato la sua contrarietà nei confronti di questa riforma. No secco, da parte dell’ex premier, anche verso le ipotesi di aumento delle accise sulla benzina e dell’Iva. Per la sterilizzazione della clausola di salvaguardia sull’Iva, Padoan sta, comunque, trattando con Bruxelles al fine di ottenere il dimezzamento del rientro dal deficit per il prossimo anno.