In data 14 maggio 2017, con l’emendamento alla manovra correttiva, il Pd ha avanzato la richiesta di eliminare dal commercio le due monete più piccole. Pertanto, se la proposta venisse approvata, il prossimo Paese europeo, dopo Belgio, Finlandia, Irlanda e Olanda, ad abbandonare le monete da 1 e 2 centesimi, potrebbe essere proprio il nostro. L’iniziativa è stata lanciata dal primo firmatario Sergio Boccadutri, il quale sostiene che queste monetine hanno un costo di produzione maggiore rispetto al loro effettivo valore per cui, sospendendone la produzione, si potrebbe ottenere un risparmio annuale pari a 21 milioni di euro.

Ma tutto questo determinerà un aumento dell'inflazione?

Addio alle monete da 1 e 2 centesimi?

A partire dal 2018, potremmo assistere allo stop del conio delle monetine da 1 e 2 centesimi, secondo quanto prevede un emendamento alla manovra-bis proposto da Sergio Boccadutri, primo firmatario, il quale afferma che ciò porterebbe ad un risparmio di 21 milioni di euro l’anno, soldi che verrebbero destinati al Fondo per la riduzione del debito pubblico.

Già da alcuni anni altri Paesi hanno provveduto alla sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi: nel 2002, fin dall'avvento dell’euro, la Finlandia ha stabilito l’arrotondamento dei prezzi ai 5 centesimi, risparmiando annualmente 36 milioni di euro; nel 2004 è stata la volta dell’Olanda, seguita dall'Irlanda nel 2010 e dal Belgio nel 2014.

Tutto ciò perché la produzione di queste monete ha un costo eccessivo rispetto al valore reale: basti pensare che per coniare 1 centesimo si spendono 4,5 centesimi; per i 2 centesimi se ne spendono 5,2; mentre per la moneta da 5 centesimi si arriva a 5,7. Secondo quanto sostiene Boccadutri, queste monetine circolano prevalentemente come resto negli esercizi commerciali, ma non sono utilizzabili per caselli automatici delle autostrade, distributori automatici e parcometri.

Nei Paesi in cui hanno già rimosso le piccole monete, l’arrotondamento - per eccesso o difetto e unicamente per i pagamenti in contanti - non avviene sul prezzo del singolo prodotto, ma sul conto totale della spesa. Al contrario di Olanda, Irlanda, Finlandia e Belgio che hanno avuto il supporto delle associazioni dei consumatori per l’abolizione delle monetine, in Italia per molti questo cambiamento potrebbe essere sinonimo di aumento dell'inflazione.

Infatti, in risposta all'emendamento del Pd, il Codacons dichiara che "I consumatori italiani sono favorevoli all'eliminazione delle monete da 1 e 2 centesimi, ma siamo certi che in Italia il provvedimento sarà tradotto nel senso più sfavorevole ai consumatori e darà vita ad una raffica di rincari dei prezzi". Si rischia dunque, di avere un fenomeno simile a quello verificatosi durante il passaggio lira-euro, quando commercianti e professionisti hanno rincarato i prezzi verso l'alto, arrecando danni alle famiglie, nonostante l'esistenza di norme che regolamentavano gli arrotondamenti. Tutto questo "perché - continua il Codacons - il Governo non è in grado di controllare i prezzi né di sanzionare gli speculatori".