Dell’anticipo pensionistico e di tutte le misure previdenziali riconosciute ai lavoratori interessati ad uscire prima dal mondo del lavoro tanto si è parlato e discusso negli ultimi tempi. Oggi nello specifico si torna a parlare di ritardi decisionali e di come questi, nello specifico, andranno ad influenzare l’intero iter procedimentale dell’Ape (sia social sia volontaria). I soggetti in possesso dei requisiti richiesti infatti avrebbero potuto inoltrare la propria domanda di richiesta Ape già a partire dal primo maggio 2017, ma i continui rimandi dei decreti attuativi in un caso e lo stop del Consiglio di Stato nell’altro ne hanno compromesso l’avvio ufficiale.

La situazione attuale

Per quanto riguarda l’anticipo pensionistico riconosciuto ai lavoratori dipendenti che sono interessati ad andare in pensione a 63 anni (ovvero l’Ape volontaria), la mancata pubblicazione dei decreti sta di fatto tuttora arrestando l’intero processo, impedendo conseguentemente agli interessati l’invio delle richieste. Situazione diversa invece si ha con l’Ape social, ovvero la pensione anticipata a carico dello stato riconosciuta a determinate categorie di lavoratori. A bloccare tutto questa volta è l'intervento del Consiglio di Stato, che si è espresso sul sistema di attuazione previsto dal Governo valutandolo illegittimo. Alla base di questa decisione un ragionamento ben preciso: la procedura, così come pensata e senza le opportune modifiche, andrebbe a riconoscere il beneficio anche a chi non ha i diritti secondo la legge, ossia agli operai agricoli e a coloro che non hanno i requisiti per la Naspi (indennità di disoccupazione) che sono disoccupati - ma senza indennità - da almeno tre anni.

E se da un lato il Consiglio di Stato si è già espresso sull’Ape social, a nessuna conclusione lo stesso è arrivato per quanto riguarda l’Ape volontaria, e questo perché è il Governo stesso a non aver inviato ancora i decreti attuativi. Alla base di questo ritardo dei motivi ben precisi: prima di tutto manca ancora la versione definitiva del regolamento e secondo, ma non per importanza, nemmeno le convezioni con l’Abi (associazione banche) e l’Ania (assicurazioni) sono state accordate.

Considerate dunque le ultime notizie emerse e vista la situazione attuale, le Istituzioni sarebbero arrivati alla seguente conclusione: il beneficio in questione potrebbe avere una nuova proroga e - da maggio - partire ufficialmente non il 30 giugno (come era stato annunciato dopo i primi ritardi) ma addirittura tra il 15 e il 30 luglio. Toccherà poi all’Inps stilare e rendere pubblica la prima graduatoria degli aventi diritto entro il 30 settembre.