La crisi che ha colpito i lavoratori italiani ha fatto altrettanto con quelli stranieri che, negli ultimi anni, hanno ridotto progressivamente le 'rimesse' verso i loro parenti rimasti in patria, ossia i trasferimenti di denaro guadagnato in Italia e trasferito poi ai familiari ancora residenti nei paesi d'origine. E' quanto emerge dall'ultima indagine della Fondazione Moressa, associazione che studia l'impatto dell'immigazione sull'economia nazionale.

Gli stranieri 'aiutano da soli' i loro paesi d'origine

Sette anni fa, i lavoratori stranieri spedirono 7,7 miliardi di euro, mentre nel 2016 questa cifra è scesa a 5,07 miliardi, vale a dire il 34% in meno.

Il crollo verticale si è verificato tra 2011 e 2013, quando si è arrivati a 5,55 miliardi, livello poi che si è mantenuto quasi stabile negli anni a seguire. Secondo la Fondazione Moressa, il gran volume di denaro inviato oltre confine rappresenta uno strumento di sostegno alle economie dei paesi d'origine degli immigrati: vale lo 0,3% del Pil italiano, mentre l'Italia investe 4 miliardi (0,22% del Pil) per gli Aiuti pubblici allo Sviluppo. In altre parole, gli esperti della Fondazione Moressa ritengono che gli stranieri praticamente si 'aiutano da soli', in attesa che lo slogan 'aiutarli a casa loro' venga concretizzato con un volume di risorse adeguato.

Le Nazioni Unite, non a caso, avevano imposto ai paesi industrializzati la destinazione dello 0,7% di Pil per questa finalità.

Prendendo come riferimento il 2015, in percentuale al prodotto interno lordo è la Svezia a vantare la maggior generosità (1,41%), seguita da Emirati Arabi (1,18%) e Norvegia (1,05%). In valore assoluto, il primato è degli Usa (27,6 miliardi), seguiti da Germania (19) e Regno Unito (17,8). L'Italia, con i suoi 4,3 miliardi, si colloca al 12° posto.

In realtà, negli aiuti per lo sviluppo sono conteggiate anche le spese per l'accoglienza: così i sempre più numerosi sbarchi hanno portato l'Italia ad aumentare la sua percentuale negli ultimi due anni dallo 0,17% allo 0,22% di Pil.

Romania primo paese di destinazione: 777 milioni di euro

Quanto ai volumi delle rimesse in base alla nazionalità, la Romania si conferma il primo paese, con 777 milioni di euro inviati in patria (-8,2% in un anno).

Il calo più significativo è quello della Cina (237,5 milioni), che fino a pochi anni fa era la meta principale delle rimesse ed oggi raccoglie appena il 4,7% del totale. L'area dell'Asia centro-meridionale è invece meta di molti trasferimenti di denaro: il Bangladesh è il secondo paese di destinazione (486,6 milioni), con un aumento dell’11,9% nell’ultimo anno (addirittura +105,7% dal 2010); trend simili, anche se con volumi inferiori, per India (+10,7% nel 2016), e Pakistan (+20,2%). Lo Sri Lanka ha registrato la maggior crescita sia nell’ultimo anno (+39,6%) sia nel periodo 2010/2016 (+189,1%).

Ogni lavoratore straniero ha spedito 84 euro al mese

Mediamente, ciascun immigrato in Italia ha inviato in patria poco più di mille euro nel corso del 2016 (84,10 euro al mese).

Valore che scende sotto la media per le due nazionalità più numerose: Romania (674,90 euro pro-capite) e Marocco (617,20 euro), soprattutto perché incide la forte presenza di persone inattive (donne e bambini). Rapportando rimesse e popolazione, il valore più alto è quello del Bangladesh: mediamente, ogni bengalese ha spedito 4.096 euro nel 2016, circa 341 euro al mese. Un valore significativo è anche quello degli immigrati del Senegal, pari a 2.842,50 euro annui pro-capite (236,90 euro mensili). Pure Sri Lanka (199,40 euro mensili) e Filippine (168,20) vantano valori superiori alla media, dovuti verosimilmente all’alto tasso di popolazione attiva.