Ouishare è la comunità globale sorta a Parigi nel 2012 che riforma l'economia secondo una visione orizzontale che rivesta una pratica antichissima come lo scambio dell'attualità della rete amplificando su larga scala il modello della condivisione. Le architravi del sistema dello "sharing" sono il possesso delle cose, prima della proprietà, e la capacità di coordinamento delle comunità che si collegano tramite network per allacciare domanda ed offerta di servizi, creare imprese strutturate su relazioni non gerarchiche, coinvolgere le persone nei processi del mutamento.

Le parole chiave del sistema sono: "open data" ed "open source" per il libero ingresso nei motori di ricerca e nelle banche dati, "flat organization" per la parità dei processi decisionali, "products moving people" per la propensione alla mobilità, "coworking" per la condivisione dei luoghi di lavoro e "creative common" per la condivisione del diritto di autore.

Uno dei capisaldi concettuali di fondo è l' "open knowledge" per l'utilizzo e la distribuzione della conoscenza. Il fenomeno Ouishare coinvolge soprattutto masse di giovani ed è in preparazione il prossimo raduno internazionale a Parigi dal 5 al 7 luglio 2017. Ciò che risuonerà nelle discussioni è l'appello al cambiamento dei rapporti socio-politico-economici che non passa attraverso gli Stati, ma attraverso le città riunite sotto lo slogan "Cities of the world, unite!".

Per riparare gli effetti di crisi economiche prolungate occorre secondo i promotori di Ouishare "empowerment", capacità di osservare e scegliere con i propri occhi. Per queste ragioni il movimento è fautore di intrecci di progettualità e dell'edificazione di una "polis" reale e virtuale partecipativa che si va definendo in ogni parte del globo, da Melbourne a Tel Aviv.

Sharing, le esperienze italiane

In Italia i gruppi di Ouishare sono presenti a Roma, ma esperienze analoghe si ripetono in altri importanti centri della Penisola. collaboriamo.org è rete fondata da Marta Mainieri che cura anche Sharitaly, evento nazionale dedicato all'economia di condivisione. A Bologna nel 2013 in via Fondazza è nata la prima comunità che ha utilizzato Facebook per costituire gruppi chiusi che avvicinassero fra loro gli abitanti nella zona.

L'obiettivo era la socializzazione, lo scambio di professionalità, la presentazione di progetti riferibili alla collettività dei residenti.

L'esempio è stato mutuato in altre città e a Milano si sono raggiunti oltre 7000 iscritti. Nel capoluogo lombardo, particolarmente ricettivo, si va estendendo la rete dei negozi (attualmente 200) che diventano spazi ibridi e punti d'incontro fra le persone. La libreria può offrire ambienti di coworking, il bar ospitare esposizioni d'arte, un garage diventare pub o residence per danzatori, un appartamento privato accogliere una rappresentazione teatrale. Il criterio resta lo scambio ed il business si accresce grazie alla cultura che crea un valore aggiunto come antidoto alla tendenza dello svuotamento dei centri storici, un ulteriore aspetto da non trascurare.

L'economia muove dallo sguardo sulle cose, dalla capacità di inventare vocazioni produttive, di stabilire contatti, di plasmare la socialità rendendola esponenziale di un tessuto economico locale e potenzialmente globalizzato.

Il valore etimologico del termine economia designa la "legge della casa" e, forse, empatia, collaborazione, impegno e creatività potranno porsi di fronte ai grandi numeri delle analisi macroeconomiche. Le voci critiche non mancano e sono emerse molto recentemente nel corso di un convegno svoltosi al Cnel a Roma l'8 giugno 2017. Il settore è magmatico e i principali punti all'attenzione riguardano il regime fiscale, la distinzione fra produttore e consumatore, la concorrenza con il terziario tradizionale erogatore di servizi. Le conclusioni sembrano accogliere la validità dei nuovi itinerari per l'economia pur valutando le priorità di precise regolamentazioni e normative.