La visione economica del Presidente Mario Draghi continua a seguire fedelmente la dottrina del Professor Federico Caffè ed il pensiero della scuola Keynesiana: non un passo indietro sugli stimoli al sistema economico europeo, come ha ribadito nell'ultima press conference del 20 Luglio.

Il target dell'inflazione al 2 % non è ancora stato raggiunto, così egli ritiene opportuno mitigare le critiche tedesche e proseguire con gli stimoli, in un area sì in ripresa, ma non ancora forte e sostenuta.

L'Euro è forte

L'Euro ha raggiunto il picco a 1,17 contro dollaro e rappresenta il livello più alto degli ultimi due anni, nonostante lo sforzo di Draghi di rassicurare gli investitori scettici, a parer loro, di un interventismo massiccio protrattosi per troppo a lungo.

Al contrario il Presidente ritiene di non aver fretta di fermare lo stimolo di 60 Bilioni di Euro mensili che la BCE utilizza per acquistare i bond degli Stati Europei con un sistema economico ancora fragile; è ancora troppa l'eterogeneità all'interno dell'area Euro dunque il QE continuerà a dare stimoli e a sostenere le economie degli Stati Membri.

Il problema dell'Inflazione

Gli effetti collaterali di una politica espansiva di questa portata dovrebbero provocare un netto aumento dell'inflazione, che in realtà non è empiricamente presente. Dal mese di Maggio al mese di Giugno, l'inflazione è passata da 1,4 a 1,3 punti percentuali, di conseguenza il rischio collaterale temuto dai tedeschi è ben lontano.

Secondo Draghi la ripresa può definirsi robusta, ma incapace di tradursi in incremento salariale e di prezzi.

Dunque a livello sistemico la ripresa è presente, ma gli stimoli macroeconomici ancora non hanno impattato l'economia reale: una delle cause di questo rallentamento potrebbe essere l'immenso surplus della bilancia dei pagamenti tedesca, ottenuta da alti livelli di esportazione ma bassi investimenti; questo scenario rappresenta una delle cause del mancato input all'economia reale, cioè la temporanea rinuncia da parte delle autorità tedesche di reinvestire in infrastrutture e servizi.

Di contro, il programma del Ministro delle Finanze tedesco Schauble sarebbe quello di reinvestire il surplus in una riduzione graduale della tassazione, come stimolo all'economia reale; scelta senza dubbio accolta con favore dall'elettorato tedesco, ma probabilmente non pienamente condivisa dai programmi della BCE.

Sembra dunque che la discrasia tra due diverse scuole di pensiero possa continuare ancora per un po'.