Trenta grandi industrie americane, soprannominate "gorilla", possiedono complessivamente 1.200 miliardi di dollari investiti in debiti pubblici e privati. Una cifra spaventosa, pari a metà del Prodotto Interno Lordo italiano, o il doppio di quello svizzero. E questo gli concede la possibilità di influenzare - in modo più o meno diretto - le decisioni dei loro debitori. A fare il conto è stato il "Financial Times", principale quotidiano economico-finanziario del Regno Unito e considerato uno dei più autorevoli del mondo.

Chi sono i 'gorilla'

Tra i big che hanno in pancia miliardi di euro di debiti altrui ci sono diverse delle aziende più grandi e famose del mondo.

Tra i nomi resi noti dal Financial Times figura la Apple, che da sola controlla qualcosa come 150 miliardi di riserve liquidabili. C'è il colosso fondato da Bill Gates, Microsoft, e poi ancora Amazon, Ford, General Electric e altre. Una questione che merita attenzione in quanto non si tratta di gruppi bancari, ne di gestori o fondi pensione che acquistano debiti per garantire un utile ai propri investitori. Si tratta di aziende operanti nel mercato dei beni e dei servizi che a loro volta dipendono dalla capacità di piazzare sul mercato i loro prodotti. Aziende che sono riuscite ad accumulare tali capitali tramite i profitti generati e tramite l'emissione di analogo debito, quest'ultimo agevolato da tassi di interessi esigui che hanno consentito di reinvestire con un guadagno maggiore.

I 1.200 miliardi di dollari che i "gorilla" hanno in pancia sono suddivisi nel seguente modo: 300 miliardi in contanti, 420 miliardi in obbligazioni societarie, 370 miliardi in titoli del debito pubblico americano e la rimanenza in cartolarizzazioni. Diverse di queste aziende nonostante il loro core business sia ben diverso, per gestire la loro liquidità hanno allestito delle sale operative simili a quelle dei gruppi bancari.

Un potere enorme

Controllare un capitale di tali dimensioni assegna alle aziende in questione un potere enorme, forse senza precedenti nella storia del capitalismo. Controllare il debito infatti concede loro la forza di influenzare le decisioni del debitore. E che questo potere sia nelle mani dei giganti del consumer non è rassicurante, in quanto si viene a creare una relazione tra Stato e mercato che potrebbe diventare "incestuoso".

Se per esempio uno di questi colossi dovesse andare in crisi, cosa farebbe il governo americano? Si comporterebbe come farebbe con un'altra azienda, oppure avrebbe un occhio di riguardo per paura di vedere diminuire le quotazioni del proprio debito? Inoltre come potrebbero reagire i "gorilla" - e quali conseguenze potrebbero determinare - nel caso che il governo Usa dovesse assumere decisioni in ambito fiscale penalizzanti nei loro confronti? Avrebbero la forza di influenzare le decisioni di politica economica del presidente USA?

Avendo in pancia oltre al debito americano anche un vero e proprio patrimonio in bond societari, le mosse dei trenta gorilla potrebbero influenzare anche la politica monetaria? Un problema che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma l'intero mercato globale.