L'assegno di ricollocazione, lo strumento di politica attiva finora in fase di sperimentazione su un campione ristretto di circa circa 3 mila disoccupati, nelle intenzioni del Governo potrebbe presto essere allargato ai lavoratori delle imprese in crisi. L'assegno, di importo variabile dai 250 ai 5 mila euro, può essere speso presso un'agenzia interinale o un centro per l'impiego accreditato per ottenere servizi utili ad un più veloce reinserimento nel mondo del lavoro.

Il perché della decisione del Governo

Il Governo, come dicevamo, pensa di allargare lo strumento ai lavoratori delle imprese in crisi in quanto, a partire da gennaio 2017 non è più possibile fare ricorso né alla procedura di mobilità né alla Cassa integrazione in deroga.

Nel momento in cui anche i Sindacati coinvolti nella crisi d'impresa siano d'accordo sull'applicazione della misura ai propri associati, ai lavoratori in Cassa integrazione straordinaria verrebbe, immediatamente, riconosciuto il diritto di richiedere e ricevere l'assegno di ricollocazione in modo tale da essere reinseriti, al massimo entro 12 mesi, nel mondo del lavoro.

Il nodo delle possibili coperture

Per poter inserire il provvedimento già nella legge di Bilancio 2018 il problema principale da risolvere rimangono le risorse. Attualmente le coperture totali ammontano a circa 700 milioni di euro, come recita l'ultimo Def. Ma, secondo quanto trapela dalle stanze ministeriali, i tecnici di Governo e ministeri starebbero vagliando diversi benefici da inserire in manovra.

Ad esempio, dal lato dei lavoratori, coloro che venissero positivamente ricollocati in altra azienda con un contratto a tempo indeterminato potrebbero riscattare una parte della Cassa integrazione straordinaria. Mentre, dalla parte dei datori di lavoro, questi potrebbero sottoscrivere un accordo stragiudiziale di conciliazione e chiudere più velocemente l'eventuale contenzioso con i lavoratori.

La situazione attuale dei tavoli di crisi

Attualmente, secondo i dati forniti dal Governo, ci sono ben 166 tavoli di crisi aperti con altrettante aziende presso il Ministero dello sviluppo economico. Questo vuol dire circa 180 mila lavoratori coinvolti, molti dei quali a rischio esubero. Solo per citare i più famosi, quello di Alitalia e dell'Ilva.

La compagnia aerea ha chiesto, appena venerdì scorso, la proroga della Cassa integrazione straordinaria fino al 30 aprile 2018.

L'obiettivo del Governo rimane quello di vendere l'intera compagnia in un lotto unico, tanto che il bando di gara predisposto a luglio 2017, prevede che a parità di condizioni vengano preferite le offerte sul lotto unico.

Per quanto riguarda l'Ilva, il varo del recente piano ambientale rappresenta solo il primo passo per arrivare alla cessione dell'impianto siderurgico ad Am Investco Italy. Ma occorre anche trovare l'accordo con i Sindacati e rispondere ai rilievi mossi sull'operazione da parte dell'antitrust europea per ottenerne il via libera.