E' in vigore da qualche tempo, e precisamente dal 2015, una curiosa novità: gli anni di 13 mesi. Sì, perché con questa iniziativa che potrebbe sembrare ininfluente presa caso per caso, le compagnie telefoniche hanno incrementato il proprio fatturato di quasi il 9%. In attesa della prossima legge di bilancio che dovrebbe vietare definitivamente la fatturazione delle bollette telefoniche a 28 giorni, esistono altri sistemi per opporsi a questa imposizione e chiedere il rimborso di quanto pagato sinora. Come? Grazie alla delibera del garante delle comunicazioni, AgCom, e alle indicazioni degli studi legali più ferrati sull'argomento.

Perché non si può fatturare a 28 giorni

Da tempo vi arrivano bollette che non recano più la dicitura mensile, ma un periodo di 28 giorni. Sulle prime forse non vi è parso un cambiamento tanto eclatante, ma considerate alcune cose. Prima di tutto avete stipulato un contratto mensile con il vostro gestore telefonico. Unilateralmente vi viene comunicato che invece di 12 mesi ne pagherete 13, e l'unica scelta che vi viene data è quella di recedere dal contratto gratis. Bene, ma poiché tutti i gestori usano la stessa tecnica, cosa cambierebbe? Secondo: facendo qualche rapido calcolo, aggiungete una bolletta all'anno e saprete di quanto aumenta il vostro canone a fronte di un servizio che rimane lo stesso.

Si gioca semplicemente sui numeri. Moltiplicate poi la vostra bolletta per tutti gli italiani che hanno un apparecchio telefonico in casa e otterrete dei fatturati stratosferici. Infine, perché un anno dovrebbe essere economicamente di 13 mesi se ne conta solo 12? Ecco allora che già dal marzo di quest'anno l'AgCom ha emanato la delibera 121/17/CONS, che vieta espressamente la fatturazione a 28 giorni.

Poiché il garante delle comunicazioni è il massimo organismo di vigilanza in tema di Telefonia, va da sé che una delibera di tale genere dovrebbe dettare norma. Ma così non è stato. Le compagnie hanno continuato a fatturare ogni 4 settimane, preferendo pagare le multe. In attesa della legge di bilancio di fine anno che dovrebbe recare una proposta di rendere definitivamente illegale questa pratica, è tuttavia possibile procedere a contestazione e chiedere indietro i nostri soldi. Ecco come.

Cosa fare per contestare le bollette a 28 giorni

Lo spiega, tra gli altri, il Codacons. Precisa che l'utente ha la possibilità di procedere con una diffida/reclamo. Si deve cioè scrivere al proprio gestore di telefonia fissa, adsl, fibra, e ibrida (bollette con addebito fisso più mobile) tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, o tramite un fax al numero ufficiale con ricevuta di ricezione, contestando ai sensi della delibera indicata ogni mese di fatturazione a 28 giorni, chiedendo il rimborso per ogni mese pagato. Si diffida il gestore a proseguire e lo si invita ad accettare la propria richiesta, facendogli presente che se entro 30 giorni non risponderà, o risponderà negativamente, si adiranno le vie legali competenti. In particolare, in questi casi, cioè se il gestore non risponde o risponde negativamente, si può andare sul sito Codacons, e si potrà aderire ad una conciliazione. Sarà sufficiente scaricare e compilare il formulario Ug parzialmente precompilato per richiedere l'applicazione degli indennizzi automatici.

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