Moody's e Fitch vedono ancora grigio sul sistema bancario italiano. Secondo la prima agenzia di Rating, i nostri istituti si trovano di fatto tra due fuochi: da un lato la spinta da parte dei regolatori ad ridurre lo stock di NPL e a consolidare i bilanci e dall'altro le condizioni avverse di mercato che includono debole redditività, difficoltà a raccogliere nuovi capitali e persistente elevata esposizione verso il debito pubblico italiano.

In questo quadro, la riduzione dei nuovi flussi di crediti deteriorati e la timida ripresa economica costituiscono elementi sicuramente positivi, ma non sufficienti a controbilanciare le determinanti principali della fragilità del sistema.

Una ripresa economica insufficiente

Le stime di crescita del prodotto interno lordo si attestano intorno all' 1,3% secondo gli analisti dell'agenzia di rating e pertanto, pur costituendo un miglioramento rispetto ai livelli degli ultimi anni, si tratta di un livello ancora troppo basso per incidere in modo significativo sulla riduzione dei NPL. E' pertanto plausibile che prosegua il trend di riduzione graduale già osservato, lasciando tuttavia lo stock di deteriorati su rivelli qualificati come "alti" ancora per qualche tempo.

In termini numerici, lo stock di deteriorati delle banche italiane risultava alla fine dell'anno scorso pari a 439 miliardi con un rapporto del 17,3% rispetto ai crediti lordi, attestandosi quindi a un livello più di tre volte superiore rispetto al 5,1% valore medio dei paesi appartenenti alla UE.

Tra i rilievi formulati dalle agenzie anche osservazioni sul livello dei tassi di copertura, saliti oltre il 50%, ma ancora insufficienti rispetto ai livelli di trasferimento di questa tipologia di crediti sul mercato secondario.

Le aspettative di nuovi flussi di NPL in calo porterà un contributo positivo a causa della ridotta necessità di accantonamenti (anche se i termini fissati dalle nuove linee guida BCE potrebbero richiedere svalutazioni aggiuntive), ma non riuscirà a controbilanciare le componenti che influiscono negativamente sulla redditività come la ridotta crescita dei prestiti e i bassi tassi d'interesse.

L'outlook rimane negativo

Prospettive incerte, dunque nel medio termine per il quale ci sono aspettative di crescita tutto sommato limitata a fronte di rilevanti incognite sul piano politico, in particolare con riferimento all'agenda economica del prossimo governo. In particolare le maggiori perplessità riguardano la concreta possibilità di vedere realizzate in futuro delle riforme strutturali che possano avviare un trend di riduzione del debito pubblico che sia al contempo sostenibile e che possa ottenere in tempi ragionevoli risultati significativi.