Sono in aumento i commercianti che rifiutano i buoni pasto, facendo sì che i ticket diventino inutilizzabili per pagare i propri acquisti. A diramare la notizia è stato il sindacato Ugl, che ha reso nota la protesta dei lavoratori di molti settori della Pubblica Amministrazione che, di volta in volta, si vedono rifiutare i buoni pasto dai commercianti, perdendo così tutte le agevolazioni di quella che è diventata una vera e propria forma di pagamento.

Le regole della recente riforma

Cosa sono con precisione i buoni pasto? In teoria sono dei ticket che molte aziende, sia pubbliche che private, erogano ai dipendenti in mancanza di un servizio mensa nella propria azienda.

Dunque, tali buoni dovrebbero essere utilizzati solo per acquistare prodotti di tipo alimentare, quotidianamente. Molti sono i lavoratori, però, che accumulano questi ticket e li utilizzano poi all'interno dei supermercati per fare la spesa.

Sicuramente quella sopra descritta è una realtà vera e propria e tanti comuni cittadini se ne saranno accorti. Per questo motivo, il 9 settembre scorso è entrata in vigore una nuova riforma riguardo all'argomento. Secondo questa riforma, si possono accumulare fino a 8 ticket per fare la spesa e il ticket sarà utilizzabile anche nei supermercati, negli agriturismi e nei mercatini. Questo tipo di riforma avrebbe dovuto agevolare l'utilizzo dei buoni pasto come una vera e propria forma di moneta, ma così però non è stato.

I negozianti rifiutano i buoni pasto

Il sindacato Ugl ha denunciato una particolare situazione che riguarda in particolar modo i ticket emessi dall'azienda 'Quì Ticket', come ad esempio quelli del Comune di Roma o Della Polizia di Stato. I possessori di tali buoni pasto, più volte si sento dire che i buoni pasto in loro possesso, purtroppo, non sono accettati o che questi risultano validi soltanto per il 50% del loro valore.

La domanda che sorge, dunque, spontanea è perchè i commercianti fanno questo? A riguardo in molti puntano il dito sul fatto che alcune ditte che erogano i ticket ricorrono a offerte stracciate per aggiudicarsi gli appalti, rifacendosi poi sulle commissioni applicate ai negozianti, che vengono gonfiati attraverso una sfilza di servizi in aggiunti.

Se così stessero le cose, apparirebbe perfettamente normale che a tali condizioni i commercianti siano abbastanza scettici nell'accettare i buoni sconto, dato che ciò vorrebbe dire perdere molti soldi.