Circa 10,5 milioni di persone in Italia, su 60 milioni di abitanti, sono sul lastrico della povertà. A farla da padrona è Roma (14% della popolazione indigente), dove il tasso di poveri è il più alto in tutta la Penisola. Questi ed altri cittadini non hanno i mezzi di sostentamento per godere di una vita tranquilla, spesso sono in difficoltà nel soddisfare anche i bisogni impellenti, come cibarsi adeguatamente o avere un solido tetto sotto il quale vivere. Non solo Roma, visto che ci sono diverse altre realtà con un'alta concentrazione di poveri.

In generale, i dati sono in aumento nell'ultimo decennio e l'Eurostat ha avuto modo di evidenziarli per sottolineare la criticità della povertà.

Poveri in aumento

Le ultime giornate, prima dell'analisi dell'Eurostat, erano state caratterizzate dal dato fornito dall'ISTAT indicante il numero dei soggetti che non hanno modo di cibarsi una volta ogni tre giorni, etichettando la categoria come "povero assoluto". Se si osserva la situazione dal 2006 fino ad oggi si scorge un aumento di circa 3 volte il precedente dato. Quella dell'Istat è stata dunque una sorta di premonizione sulla situazione delle persone indigenti, spesso fra i 30 ed i 50 anni d'età, che non potrà altro che peggiorare nelle prossime annate.

A tale problema è anche collegata la tendenza che spinge i giovani italiani a 'scappare' verso altre realtà, certi di non poter trovare una stabilità economica in Italia. L'Europa attribuisce parte della problematica vigente in Italia anche all'enorme quantità di tasse, spesso il vero ostacolo nel sbarcar ogni mese il lunario, che costringe molti poveri a privarsi di beni di prima necessità per adempiere altri bisogni.

A chi va addossata la 'colpa'?

La povertà schizzata alle stelle negli ultimi 10 anni non può passare inosservata, in un periodo segnato da una crisi finanziaria a livello mondiale, dopo quella avvertita nel 2007. I poveri sono parte attiva delle società, ma nemmeno i nuovi posti di lavoro riescono a risollevare dalla situazione preoccupante i poveri del nostro Paese.

Nel corso degli anni si è cercato di arginare il problema, ma evidentemente qualcosa non è andato per il meglio: chi ha un'età sotto i 30 anni, ma anche chi arriva ai 50, continua a lamentarsi delle proprie condizioni economiche agli esponenti del Governo.

Il passo avanti è stato si fatto con il reddito di inclusione da 187 a 485 euro come aiuto ai nuclei familiari in crisi, che però sembra non essere un mezzo sufficiente per risollevare i poveri e i ceti medi. I finanziamenti ci sono, magari aumenteranno nei prossimi mesi del 2018, che devono per forza di cose veder ridotto il numero di cittadini che versano in un evidente stato di “deprivazione.