L'incubo più nero per l'economia degli Stati Uniti e, di conseguenza, per l'economia mondiale si è materializzato in una parola shutdown, letteralmente chiusura, fine. Il Senato degli Stati Uniti non ha approvato il bilancio federale. Di conseguenza, vengono congelati tutti i pagamenti dell'amministrazione federale nei confronti di tutti quei settori dell'amministrazione stessa considerati non essenziali o periferici. In pratica è come se gli Stati Uniti chiudessero battenti. Ma le conseguenze sia a livello di economia interna che internazionale possono essere molto più ampie.

Vediamo di fare chiarezza

Il meccanismo dello shutdown

Dopo una trattativa durata letteralmente 24 ore, alla mezzanotte del 20 gennaio 2018, (sul fuso orario di Washington) il Senato degli Stati Uniti ha dichiarato ufficialmente lo "shutdown". Nonostante si sia cercato di trovare un accordo che soddisfacesse tutte le parti, e nonostante la maggioranza repubblicana sia al Senato che alla Camera non è stato possibile evitare la paralisi delle attività pubbliche. Infatti, sarebbe stato necessario che, al Senato, il bilancio federale ricevesse il voto favorevole di almeno 60 senatori su 100. Compito, apparentemente, semplice se si considera che i seggi repubblicani, senza considerare John McCain che non era presente perché malato ammontavano a 52.

Ma, purtroppo, cosi non è stato.

Le motivazioni, che hanno portato a quello che, ufficialmente, è il secondo caso di diniego del bilancio federale dopo quello verificatosi nel 2013, ma il primo durante il mandato di un Presidente il cui partito detiene la maggioranza in tutte e due i rami del Parlamento americano, sono tutte essenzialmente politiche.

Ma le conseguenze potrebbero incidere, e pesantemente, sull'economia mondiale e europea in particolare.

Le potenziali conseguenze economiche

Da un punto di vista strettamente operativo lo shutdown non blocca, ovviamente, tutte le attività economiche, ma certamente tiene in stand - by tutti quei contratti o rapporti commerciali tra aziende, sia americane che estere, e l'amministrazione pubblica americana.

Di conseguenza, come ha fatto notare anche il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi riferendosi al primo caso di shutdown del 2013 più questa situazione di blocco va avanti più i rischi si fanno alti per l'economia mondiale. E' vero che nel 2018 la situazione è leggermente diversa in quanto stiamo beneficiando di una, seppur ancora timida, ripresa economica. Ma è anche vero che, a detta di tutti i commentatori ed esperti, nonostante abbiano la maggioranza i Repubblicani di Donald Trump hanno bisogno dell'appoggio, sia pur minimo, di alcuni senatori democratici. E per ora le distanze tra le due parti in causa sembrano essere addirittura siderali.

E, per di più, sembra che si sia formata, recentemente, anche una fronda dissidente all'interno dello stesso partito repubblicano, con 4 senatori che avrebbero votato contro la mozione del senatore McConnell che riprendeva un accordo approvato alla Camera il 18 gennaio. Quindi, tutto da rifare. E per il bene dell'economia mondiale si spera facciano presto.