Ieri sera un gruppo di circa 500 persone è sceso in piazza per protestare contro il nuovo governo a guida di Alexis Tsipras. Si tratta di alcuni militanti appartenenti ad Antarsya (cooperazione di sinistra anticapitalista) a cui proprio non è andato giù l'accordo sulla proroga del pagamento del debito raggiunto tra il leader di Syriza e l'Eurogruppo lo scorso martedì. I militanti, che hanno sfilato per le vie di Atene incendiando alcune auto e distruggendo alcune vetrine nel quartiere di Exarchia, rimproverano a Tsipras l'essersi genuflesso al volere della Troika e di aver di fatto stralciato l'agenda di Salonicco.

Tra i vari punti presenti nel programma di rilancio varato da Syriza c'è l'aumento del salario minimo a circa 760 euro, la reintroduzione della tredicesima e la ricostituzione di alcuni settori del welfare falcidiati dai tagli del precedente governo Samaras. Un piano costoso che si aggira sui 22 miliardi.

Tsipras nei giorni scorsi è stato accusato da alcuni esponenti storici della sinistra greca di essere un "venditore di illusioni" e di aver di fatto fatto promesse senza aver mai avuto la possibilità di mantenerle. Uno dei motivi fondamentali che stanno creando mal di pancia all'ala sinistra del maggior partito di governo è il passaggio dell'accordo che prevede che nessuna risorsa dello stato debba esser destinata ad intervento umanitario.

A meno che non si tratti di interventi a costo zero. Praticamente un dietrofront totale rispetto a quanto promesso durante la campagna elettorale. In Grecia, è noto, una larga fascia della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Spesso anche chi ha un lavoro full time ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Ma forse uno dei dati statistici più dolorosi è quello che riguarda l'abbandono dei bambini: aumentato del 336 percento da quando è esplosa la crisi economica.

Tsipras ha impiegato circa undici ore a far digerire l'accordo con l'Eurogruppo ai parlamentari del suo partito. Alla fine sono stati solo cinque i voti dei parlamentari contrari all'accordo con l'Eurogruppo. Trenta, invece, i deputati che hanno deciso di uscire dall'aula per non mettere in difficoltà il capo dell'esecutivo ellenico.

Nonostante l'accordo con l'Eurogruppo la situazione greca rimane drammatica. La casse pubbliche sono praticamente vuote e il governo a breve potrebbe trovarsi in una sorta di crisi di liquidità. Ogni mese, infatti, lo stato Greco brucia 5 miliardi di euro per il suo funzionamento, e presto potrebbero esser necessari interventi per evitare il default. Da escludere al momento che la soluzione provenga da fuori. Tutti gli aiuti economici da parte dei partner europei sono bloccati fino a quando il ministro dell'economia Yannis Varufakis non illustrerà nel dettaglio come intende sviluppare il suo programma, finora piuttosto vago. Impossibile che il governo decida di accedere al mercato del debito, il cui tasso di interesse supera il 10%.

Appare quindi chiaro che Tsipras abbia bisogno a breve di portare a casa qualche riforma, che quantomeno calmi i bollenti spiriti dell'ala massimalista all'interno del suo partito e che allo stesso tempo strizzi l'occhio a Bruxelles.