"Comprereste un'auto usata da costoro?". E' la domanda che si è fatto nell'Aula del Bundestag, il Parlamento federale tedesco, un parlamentare della Cdu, ovvero il partito di Angela Merkel, durante il dibattito per approvare o meno il piano di estensione di 4 mesi del programma di aiuti ad Atene, deciso la scorsa settimana a Bruxelles. Il riferimento era ad Alexis Tsipras e Yannis Varoufakis. 


Come è noto, in Europa sono diversi i Paesi in cui è necessaria una ratifica parlamentare degli accordi europei, e uno di questi è appunto la Germania. 


La posizione del deputato di cui sopra - Klaus-Peter Willsch è il suo nome - è probabilmente molto popolare nel Paese, se è vero che secondo un recente sondaggio realizzato proprio in vista del dibattito solo due tedeschi su dieci sarebbero favorevoli al piano di aiuti alla Grecia. Ma non è stata sicuramente molto popolare in Aula. I tedeschi lo sapevano, tanto che oggi sui social network apparivano piuttosto sorpresi dell'attenzione mediatica al dibattito al Bundestag, il cui esito davano per scontato. 


E infatti il via libera al piano c'è stato a larga maggioranza, con 542 voti a favore contro solo 32 contrari e 13 astenuti.  Il dibattito è stato aperto dal ministro delle finanze Wolfgang Schauble, il quale ha invitato i parlamentari ad approvare il piano. Una decisione - ha detto lui stesso - "non facile per me", anche perché le dichiarazioni dei governanti greci, e in particolare del suo omologo Varoufakis, fatte dopo l'accordo di Bruxelles, non lo hanno aiutato. Solo ieri - dopo altre dichiarazioni da Atene in cui veniva di nuovo usata l'espressione "ristrutturazione del debito" - il ministro delle Finanze tedesco aveva detto di dover fare fatica per "mantenere la calma". 


Schauble oggi ha ribadito che comunque l'accordo di Bruxelles non cambia il programma, né la politica europea, e serve solo a dare più tempo ad Atene. Ma ha spiegato al parlamento del suo Paese che l'estensione del piano per Atene non è solo nell'interesse della Grecia ma anche nell'interesse della stessa Germania. 


Un "Nein" a caratteri cubitali - quasi una risposta preventiva a Schauble e all'accordo - campeggiava oggi sulla prima pagina del popolare quotidiano Bild.