"Un banchiere centrale può chiedere ai governi che attuino le riforme, ma non può pensare che questo sia l'argomento principale ogni volta che parla". A pronunciare questa frase non è un personaggio qualunque, bensì niente meno che Stanley Fischer, vice presidente della Federal Reserve System, cioè la Banca centrale degli Stati Uniti. Ma Fischer non è solo questo, è stato membro di rilievo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale e, cosa di non poco conto, è un illustre accademico in quanto professore di economia presso vari istituti universitari.

Fra questi spicca uno degli istituti più importanti al mondo, cioè il MIT (Massachusetts Institute of Technology) dove, guarda caso, Mario Draghi ha conseguito il dottorato in economia internazionale. Per cui Fischer non è considerato solamente uno dei migliori banchieri centrali del mondo, ma è anche stato il professore di economia dell'attuale presidente della BCE.

Fischer, il 22 maggio scorso, era presente alla conferenza di Sintra in Portogallo dove Draghi, nel suo discorso, ha messo in evidenza l'importanza delle riforme strutturali invitando i governi ad attuarle in tempi brevi. I temi trattati da Draghi, come al solito, sono vitali per l'economia della zona euro, e tutti riconoscono le sue grandi capacità professionali.

Ma a Fischer, Draghi non è piaciuto per niente, anzi, si è dichiarato apertamente in disaccordo. La causa del contenzioso riguarda la maniacale predilezione di Draghi nel prescrivere le riforme ogni volta che pronuncia un qualsiasi discorso. Fischer ha fatto notare come la Banca Centrale Europea, non solo per mezzo del suo presidente, bensì anche nel caso siano altri suoi membri a parlare, citi il tema delle riforme almeno una volta ogni tre discorsi mentre la Federal Reserve lo fa solo nel 2% dei casi.

A Sintra Draghi ha invitato i governi, per l'ennesima volta, a intraprendere la strada delle riforme citando la parola "riforma" 77 volte in 15 minuti.

"Questa ossessiva insistenza sulle riforme è un metodo sbagliato di affrontare i problemi fondamentali per l'economia. Le riforme sono solo lo strumento in mano alla politica per migliorare i propri risultati, per cui tale argomento non può e non deve monopolizzare l'interesse di una banca centrale". Così ha concluso Stanley Fischer.