È da febbraio che le trattative vanno avanti in modo tortuoso, fra proposte annunciate e poi ritirate o respinte da una o dall'altra parte. Per alleviare la difficile situazione finanziaria della Grecia serve un accordo e sono pochi ormai quelli che scommettono possa mai arrivare. Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha ricevuto ieri 3 giugno il primo ministro greco, Alexis Tsipras, per presentare l'ultima proposta da parte dei creditori (UE, BCE e FMI). Nell'incontro, che è stato presentato come "privato" e richiesto dallo stesso Juncker, è servito per "calmare" la tensione del contenzioso in atto dove i creditori, da una parte, pressano la UE affinché si giunga a un accordo in tempi stretti mentre il governo ellenico, dall'altra parte, chiede ulteriore tempo.

Con questo incontro privato, senza la presenza di altri membri della "temutissima" troika, il presidente della Commissione europea ha creato una sorta di "tregua" volta a soddisfare le esigenze di tutte le parti e di evitare una sospensione dei pagamenti da parte della Grecia scadenti in questo mese di giugno.

Juncker ha cercato di accordarsi con Tsipras sulla base dell'intesa raggiunta solo due giorni prima quando, oltre alla classica e immancabile troika, Tsipras ha incontrato anche i principali rappresentanti dei creditori: il cancelliere tedesco Angela Merkel e il premier francese François Hollande. Tsipras, almeno dal suo punto di vista, è andato a Bruxelles cercando di discutere le sue di proposte, esternate in un documento inviato il giorno prima, ma che è stato subito criticato, soprattutto dal FMI, perché viene considerato "insufficiente" e non garantista per i creditori europei.

Quindi il negoziato è tutt'altro che nelle sue fasi finali, ci sono ancora molte incognite e non tutti gli attori sono portatori di buone novelle, da una parte ci sono i creditori, Germania e Francia, che sono tolleranti e persino disposti a concedere tempo alla Grecia, dall'altra parte la troika non cede e non fa sconti.

Questa trattativa, sempre più incerta e altalenante, sta provocando forti reazioni in Grecia, sia da parte delle opposizioni a Tsipras, sia all'interno del suo stesso partito e governo. Nel tentativo di placare i parlamentari scontenti, il portavoce di Syriza, Nikos Filis, ha affermato che la Grecia non pagherà la prima rata di venerdì 5 giugno al FMI (300 milioni su un totale di 1,6 miliardi che la Grecia dovrà pagare questo mese) se non si sarà raggiunto un accordo con i creditori nei prossimi giorni.

Il gruppo parlamentare, che sostiene il governo di Tsipras, è attualmente lacerato al suo interno per le profonde differenze sul come comportarsi con l'Europa.

Molti leader europei dubitano che Tsipras abbia il pieno sostegno del suo partito per accettare le condizioni imposte dalla UE per dare l'Ok all'erogazione dell'ultima tranche del piano di salvataggio pari a 7,2 miliardi di euro. La grande scommessa è quella di capire se Tsipras riuscirà o meno a convincere il suo Paese ad accettare quanto di meglio si possa mai ottenere dalla troika europea. Saranno certo lacrime e sangue, per cui ancora sofferenza per il popolo greco nella speranza di una sopravvivenza sempre più incerta. Di certo Tsipras non era pronto ad affrontare una situazione simile, la sua campagna elettorale è stata incentrata contro la UE e la troika, mentre oggi si trova a non essere in grado di far pesare la sua linea, anche fosse per una sola delle sue proposte.