In romania, a seguito di una settimana di proteste di piazza cui hanno preso parte oltre 250.000 cittadini - la più grossa protesta dopo il 1989 - il governo rumeno si è visto costretto a ritirare il decreto salva-corrotti.

Il primo ministro Sorin Grindeanu accusa il presidente Iohannis

Il terremoto politico suscitato dal decreto salva-corrotti non si arresta, sono ancora molti i manifestanti a rimanere in piazza e a richiedere le dimissioni del primo ministro Sorin Grindeanu. Il neo governo rumeno sta vivendo una crisi politica molto forte a meno di un mese dalla sua instaurazione.

Il primo ministro Grideanu accusa il presidente della repubblica Klaus Iohannis di aver contribuito alle tensioni e al malcontento della folla. Infatti, il presidente Iohanns durante tutta la settimana di proteste ha reso subito palese il suo scetticismo verso il decreto e sin dall'inizio si è schierato dalla parte delle sommosse. Tale decreto era stato giustificato dal governo e approvato senza consultazione parlamentare, come decreto svuota carceri. La società civile e molti attivisti hanno invece denunciato tale decreto come uno strumento per favorire e scagionare dai reati penali molti politici e uomini d'affari coinvolti in casi di corruzione. Nello specifico, Il decreto prevedeva che venissero commutati in reato civile tutti quei casi di corruzione in cui vi erano coinvolte somme di un valore minore ai 48.000 euro.

La risposta del presidente Iohannis

Il presidente Iohannis è accusato dal partito di maggioranza di aver sostenuto le proteste con l'unico obiettivo di far cadere il governo. In risposta a tali accuse, Il presidente Iohannis ha dichiarato che il governo ha il diritto e il dovere di governare essendo stato eletto dal popolo a maggioranza nelle scorse elezioni avvenute nel dicembre 2016.

Iohannis ha infine affermato che il governare il paese non include implicitamente il diritto a poterlo fare a qualsiasi costo e senza doversi confrontare con l'opinione pubblica.

La vicenda rumena ha un importanza chiave in termini politici. In un periodo in cui l'esistenza stessa dell'Unione Europea è messa in discussione dalla Brexit in Inghilterra, dall'ascesa della Le Pen in Francia e dai Cinque Stelle in Italia, la scesa in piazza della società civile rumena ha mostrato la parte buona di un Unione in decadenza, e come sia efficace lo strumento della protesta.

Il sentimento europeista in Romania è molto sentito, lo stesso Iohannis è un forte sostenitore dell'UE. Non è facile prevedere mosse future, ma verrebbe da pensare che dal cuore dei Balcani un nuovo respiro, di fratellanza e giustizia sociale, possa partire e coinvolgere il resto dell'europa.