Il governo del Regno Unito ha completato l'iter interno per notificare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona ed avviare, così, i negoziati per l'uscita della Gran Bretagna dall'UE. La Camera dei Comuni ha abrogato, con 335 voti contro 287, il primo dei due emendamenti approvati dai Lord alla legge destinata ad autorizzare il governo di Theresa May ad avviare la Brexit. L'emendamento, contrastato dall'esecutivo, mirava a garantire sin d'ora i diritti dei cittadini UE già residenti nel Regno Unito, diritti che la premier intende assicurare solo in un quadro di reciprocità con gli "expat" britannici nel continente.

Intanto la Scozia continua a perseguire la linea separatista. La leader scozzese Nicola Sturgeon ha annunciato, ad Edimburgo, l'avvio entro la prossima settimana dell'iter del Parlamento locale per indire un referendum bis sull'indipendenza del Paese dalla Gran Bretagna. Il governo britannico ha immediatamente ribadito di non voler autorizzare una nuova consultazione sulla secessione della Scozia, precisando che un eventuale voto causerebbe incertezza. Ricordiamo, inoltre, che nella recente consultazione del 2014, la separazione fu respinta.

Gli scozzesi, tuttavia, sostengono che, rispetto al referendum del 2014, siano mutate le circostanze, poiché la Scozia avrebbe tutte le intenzioni di restare all'interno del mercato unico europeo.

La Gran Bretagna sta vivendo sicuramente un momento di scelte politiche di grande portata storica: sebbene appaia scontato l'avvio definitivo della Brexit, l'opposizione scozzese potrebbe non rendere la vita facile alla Premier. La Scozia, infatti, gode di una serie di attività commerciali molto floride, legate al mercato comune europeo.

Un'eventuale uscita di Edimburgo dall'Unione Europea, potrebbe causare danni enormi ai prodotti locali, nonché all'indotto ad essi connesso. Al momento, i mercati non sembrano risentire di questa complessa questione, e restano in attesa di evoluzioni che potrebbero modificare l'intero quadro della situazione.

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