Il Premier francese Emmanuel Macron denuncia il Governo birmano di stare attuando una pulizia etnica ai danni della minoranza musulmana rohingya presente nello stato birmano del Rakhine. Di recente, per rispondere a questi attacchi che si ripetono regolarmente i Rohingya hanno creato una milizia di resistenza alle forze regolari birmane chiamata ARSA (Arakan Rohingya Salvation Army) e sembrerebbe proprio questa la causa delle rappresaglie di Naypydaw che ha causato l'esodo verso il Bangladesh e la Thailandia di milioni di sfollati. Il Consigliere di stato del Myanmar e Ministro degli Esteri Aung San Suu Kyi - Premio Nobel per la Pace - nega con fermezza che non si stiano perpetrando eccidi del genere.

Secondo alcuni osservatori però la donna potrebbe essere vittima e ostaggio dell'opinione dell'opinione della Repubblica dell'Unione birmana.

Resoconto degli ultimi anni

I Rohingya - che secondo le Nazioni Unite rappresentano una delle minoranze più perseguitate nel mondo - sono da sempre soggetti all'autorità birmana di fede buddista che controlla la minoranza con leggi ad hoc: divieto di cittadinanza, di proprietà e di avere una progenie con un numero non superiore a due figli.

Le condizione di sfruttamento ai lavori forzati e le continue esecuzioni di massa hanno obbligato le vittime di professione islamica a rifugiarsi negli Stati confinanti ma nel 2005 l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ne ha ottenuto il rimpatrio - azione rivelatasi inutile poiché la maggior parte di esse si è rifiutata per timore delle persecuzioni.

Nel 2014 gli USA hanno sollecitato il Myanmar a riconoscere i diritti umani e la minoranza linguista dei musulmani di origine nomade del Rakhine ma nel corso dei tre anni la situazione non è cambiata.

Questi silenzi ogni tanto vengono interrotti da gente che agisce nella tutela dei diritti umani e solo chi è ai vertici delle Nazioni Unite può operare affinché questa lotta degenerativa - coadiuvata dai pregiudizi nei confronti della religione dell'Islam - non porti nella peggiore delle ipotesi, a conseguenze più nefaste.

Questi disordini giovano esclusivamente ai commerci illeciti di armi dei signori della guerra, a chi ancora nel 2017 pratica lo schiavismo e non alla pacifica convivenza dei popoli; questo contrasto potrebbe tramutarsi da guerra di popolo a guerra santa e chissà che non dilaghi anche nel Myanmar una jihad.