L'incontro organizzato dal CNCA nazionale presso la sede di Roma, ospitata dai salesiani, ha tenuto in considerazione un duplice aspetto relativo alla gestione dei MSNA che, soprattutto dall'Africa, arrivano in Italia. Da una parte sono stati coinvolti i rappresentanti delle principali istituzioni che si occupano di immigrazione, mentre dall'altra sono stati invitati a partecipare i rappresentanti delle comunità di accoglienza che operano dal nord al sud della penisola italiana.

La presenza delle Istituzioni

La partecipazione delle istituzioni, ad un incontro organizzato prettamente per le comunità di accoglienza operanti sul territorio nazionale, è significativa per diffondere un messaggio di partecipazione condivisa al fine di raggiungere un obiettivo comune.

La prima parte ha infatti voluto proporre le normative, nuove e vecchie, che regolano l'accoglienza dei MSNA fino al loro accompagnamento al lavoro e, quindi, ad una fattiva integrazione. La On. Zampa ha introdotto la nuova legge (n. 47 del 2017) entrata in vigore la seconda settimana di Maggio 2017, enfatizzando come, la cooperazione tra gruppi parlamentari, società civile ed organizzazioni/associazioni sia stata fondamentale per fornire degli strumenti operativi di attuazione della legge, al fine di garantire ai MSNA una integrazione efficace.

Ha seguito l'intervento della dott.ssa Congia, Dirigente dalla II Divisione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Politiche di integrazione sociale e lavorativa dei migranti e tutela di minori stranieri - che ha esposto in maniera chiara ed esaustiva le competenze della DG immigrazione del Ministero del Lavoro e l'importanza che questi incarichi vengano gestiti da un Ente pubblico Nazionale che si occupa di Politiche Sociali.

Successivamente sono intervenuti l'assessore alla Politiche Sociali dell'Emilia Romagna e l'ANCI, che hanno proposto la differenziazione dei ruoli e delle competenze su scala territoriale. Un interessante intervento è stato presentato dalla Dottoressa Costantino, neuropsichiatra infantile, che ha voluto porre l'accento sulla importanza della gestione psicologica del minore una volta accolto secondo legge.

Nel pomeriggio, gli interventi sono stati di carattere internazionale.

Infine, con la partecipazione di P. Doelle, commissario UE per l'immigrazione e padre Kaigama, prete nigeriano che opera a favore dello sviluppo nazionale in Nigeria hanno completato l'approccio internazionale dell'incontro. Doelle, condivide parzialmente il meccanismo di ricollocazione espresso dall'Italia ma giustifica la lentezza delle istituzioni europee spiegando l'ostinazione di alcuni Stati Membri relativamente alle politiche di accoglienza, soprattutto in considerazione del Trattato di Dublino.

Il sistema di accoglienza in Italia

Il sistema di ricollocamento non funziona perché l'Italia ha uno schema farraginoso di accoglienza - ammette il commissario della UE. Mentre si sta sviluppando un strategia parallela di investimenti europei in Nord-Africa, progetti di cooperazione allo sviluppo, purtroppo ostacolati dalla corruzione Politica locale. Ed è proprio su questo argomento che, padre Kaigama, affonda il suo intervento. Nonostante la gratitudine per i 21 miliardi di € stanziati dalla UE, invita i presenti ed i leader occidentali ad attuare progetti mirati per intervenire sul territorio in modo da rendere più accessibili i servizi di prima necessità per i minori così come per i giovani adulti che vivono lungo la fascia sub sahariana dell'Africa e del Nord Africa.

I ragazzi africani vedono in Europa "un paradiso" - commenta - e sono disposti a rischiare perfino la vita piuttosto che creare migliori situazioni di vita per loro e per le loro famiglie, anche per gli amici che decidono di restare in Africa.

Buone prassi

La partecipazione all'incontro è stata notevole con responsabili, operatori e assistenti sociali provenienti da tutta Italia. Tuttavia l'esiguo spazio concesso agli operatori, che hanno raggiunto Roma da tutta Italia, rischia di trasformare un incontro, di per se molto interessante, in un semplice convegno piuttosto che un tavolo di confronto nazionale e di condivisione di buone prassi tra gli stessi assistenti sociali. Infatti, sia durante la prima che la seconda parte dell'incontro è stato concesso relativamente poco spazio di intervento agli operatori, sia per chiarire eventuali dubbi su tematiche di comune interesse, sia per un confronto costruttivo.