E’ iniziata dall’1 gennaio 2018 la presidenza italiana dell’osce, organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. La presidenza italiana sarà coadiuvata dalla presidenza uscente (Austria) e da quella designata per il 2019 (Slovacchia), la cosiddetta “Troika OSCE”. Le funzioni di presidente in esercizio dell’OSCE saranno svolte dal ministro italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano.

Cos’è l’OSCE?

L’OSCE nasce come CSCE (Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa) e viene convocata per la prima volta a Helsinki (Finlandia) il 3 luglio 1973, come iniziativa per consolidare il “dialogo Est-Ovest” e tentare di ridurre le tensioni legate alla “guerra fredda” che si protrae da oltre 25 anni, iniziata appena dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Alla conferenza partecipano la maggioranza dei paesi europei nonché rappresentanti degli Stati Uniti d'America, del Canada e dell'Unione Sovietica, complessivamente 35 paesi.

L’1 agosto del 1975 i capi di stato e di governo dei paesi partecipanti si riuniscono a Helsinki e sottoscrivono l'atto finale della CSCE: il documento, noto anche come Accordi di Helsinki o dichiarazione di helsinki, viene visto come un passo significativo per un avvicinamento dei “blocchi occidentale e orientale” e contiene una Dichiarazione sui principi che guidano le relazioni tra gli stati partecipanti (nota anche come "Il decalogo") che comprende i seguenti principi di base:

I. Eguaglianza sovrana, rispetto dei diritti inerenti alla sovranità.

II. Non ricorso alla minaccia o all'uso della forza.

III. Inviolabilità delle frontiere.

IV. Integrità territoriale degli stati.

V. Risoluzione pacifica delle controversie.

VI. Non intervento negli affari interni.

VII. Rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo.

VIII. Eguaglianza dei diritti ed autodeterminazione dei popoli.

IX. Cooperazione fra gli stati.

X. Adempimento in buona fede degli obblighi di diritto internazionali.

Con la caduta dei regimi comunisti dell'Europa orientale alla fine degli anni ottanta ed il crearsi di focolai di crisi nel corso degli anni novanta, la funzione della CSCE cambia radicalmente: partita come forum meramente politico, la conferenza si assume ora compiti concreti di prevenzione e composizione pacifica dei conflitti che si susseguono nei paesi est europei come conseguenza della disgregazione del blocco sovietico; partecipa inoltre attivamente al processo di transizione democratica dell'Europa dell'est, tramite strumenti quali l'invio di propri osservatori elettorali per il monitoraggio delle elezioni.

La CSCE adotta, il 21 novembre 1990, la “Carta di Parigi per una nuova Europa”, atto con il quale viene di fatto riconosciuta la fine delle divisioni della “guerra fredda”.

Dall’1 gennaio 1995 la CSCE si trasforma in un'organizzazione stabile, prendendo l'attuale denominazione di OSCE, organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, dotandosi di organi permanenti per lo svolgimento delle proprie attività:

• un segretariato a Vienna.

• un centro per la risoluzione delle controversie legali a Vienna.

• un ufficio per i controlli elettorali a Varsavia.

Cercando di rafforzare una collaborazione istituzionalizzata fra i paesi membri, l'OSCE si pone come obiettivo il mantenimento della pace e della sicurezza in Europa, intendendo con ciò non solo assenza di conflitti armati, ma anche difesa dei diritti dell'uomo, strutture democratiche stabili, concreto sviluppo economico e sociale e sfruttamento sostenibile delle risorse.

A Helsinki nel 1973 gli stati partecipanti sono 35. Sono passati 42 anni e molti altri paesi affiancano i pionieri di allora. Oggi l’OSCE conta 57 Stati e guarda oltre i suoi confini, attraverso un ulteriore partenariato con altri 11 paesi, 6 sud mediterranei e 5 asiatici. L'OSCE è attualmente impegnata in 19 missioni operative alle quali partecipano circa 1000 collaboratori internazionali.

Strategia Italiana

Già il 20 luglio 2017 il ministro Alfano aveva presentato una piattaforma di lavoro per l’attività della presidenza italiana 2018, con i seguenti obbiettivi chiave, concentrati su due grandi aree tematiche:

1) Le tre dimensioni di sicurezza dell’OSCE, politico-militare, economico-ambientale, diritti umani:

• Crisi ucraina.

• Discussioni internazionali di Ginevra sul conflitto in Georgia del 2008.

• Il processo negoziale per la risoluzione del conflitto in Transnistria.

• Il conflitto nel Nagorno-Karabakh.

• Sfide provenienti dal Bacino del Mediterraneo del Sud, fra cui flussi migratori e tratta di esseri umani.

2) Nuove sfide transnazionali:

• Terrorismo.

• Sicurezza cibernetica.

• Lotta ai traffici illeciti, comprese lotte al narcotraffico e al traffico di beni culturali.

“Il tratto distintivo della nostra Presidenza sarà il dialogo e l’inclusione, valorizzando il ruolo delle istituzioni autonome dell'OSCE, della società civile, dei "think tank" e delle università. Ma concludo con una certezza: durante il nostro anno di Presidenza, in continuità con l’eccellente lavoro dell’Austria, non risparmieremo energie, ogni giorno, per risvegliare il più autentico “spirito di Helsinki”.

Faremo di tutto, in piena onestà e trasparenza, per facilitare soluzioni a tante sfide che ci circondano e che la nostra generazione è chiamata a risolvere per il bene comune. Grazie mille.” conclude la sua presentazione il ministro Alfano. Egli ripresenterà il programma di lavoro per l’approvazione definitiva al consiglio permanente dell’OSCE il prossimo 11 gennaio a Vienna.