Vladimir Putin dice la sua sulla scottante questione degli sbarchi di migranti in Europa, a margine del colloquio con il primo ministro ungherese Viktor Orban in visita a Mosca. Il presidente russo non risparmia critiche alle politiche di Bruxelles e degli Stati membri dell'Unione in materia di accoglienza degli extracomunitari. Per il capo dello Stato della Federazione Russa, all'origine del problema ci sarebbe l'eccesso di aiuti offerti dai Paesi occidentali ai migranti provenienti da varie zone dell'Africa dove non sempre si registrano conflitti armati e carestie che costringono uomini, donne e bambini a lasciare la propria terra per cercare asilo sul versante nord del Mediterraneo.

“Nel momento in cui si dà il benvenuto con vari incentivi, è normale che continuino ad arrivare”, ha argomentato l'uomo forte del Cremlino fornendo una risposta diretta ed esaustiva alle domande rivoltegli dai giornalisti della televisione ungherese, al termine dell'incontro ufficiale, a Mosca, con l'amico Viktor Orban.

Putin bacchetta l'Europa sulla questione migranti

Proprio su questi temi, il fondatore e leader di Russia Unita, punto di riferimento di diversi partiti e movimenti di ispirazione sovranista in tutta Europa, ha offerto una graditissima sponda all'ospite magiaro, accusato dai vertici e dal Parlamento dell'UE di violazione dei diritti dei migranti e delle libertà democratiche all'interno dei confini ungheresi.

Secondo Vladimir Putin, comunque, di fondo c'è una "questione Politica" che toccherà alle istituzioni comunitarie affrontare nelle dovute sedi, fermo restando che mentre sul territorio russo “arrivano persone dagli Stati ex sovietici, che conoscono la lingua”, nei Paesi dell'Unione Europea si fronteggia un altro tipo di immigrazione con “culture diverse” evidentemente meno propense all'integrazione.

Europa e migranti, le idee di Vladimir Putin

In ultima analisi, ha precisato Putin, “saprà l'UE come comportarsi”, anche se tra le righe di questo discorso non è difficile intravedere una frecciatina a quei fautori dell'accoglienza senza limiti contro i quali alcuni governi (definiti dai loro detrattori “populisti”) come quello ungherese, italiano e austriaco, insieme al cosiddetto “gruppo di Visegrad” (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), stanno sostenendo un importante braccio di ferro politico finalizzato a cambiare in futuro gli equilibri all'interno dei palazzi di Bruxelles e Strasburgo.