Aggredisce selvaggiamente e tenta di strangolare una ragazza, ma secondo il Gip, Francesco Bagnai, pur avendole stretto il laccio intorno al collo non ha tentato di stuprarla, per cui è rimasto solo 48 ore nel carcere di Sollicciano, Harwinder Singh, un 29enne cittadino indiano, ufficialmente residente a Fiumicino ma praticamente senza fissa dimora.

La decisione ha lasciato perplessi il pm Cutrignelli, che ne aveva richiesto la custodia cautelare, e i magistrati della Procura che hanno deciso di ricorrere alla Cassazione.

I fatti si sono svolti a Firenze, nella notte tra il 22 e il 23 febbraio.

La ragazza esce dal pub dove lavora, in via della Scala, e sta tornando a casa.

I canoni dello stupratore

Si accorge presto che qualcuno la segue e si gira spesso per controllare, ma ogni volta un uomo finge di guardare il cellulare. Harwinder Singh la segue per oltre tre chilometri, fino a via Francesco Baracca, dove l’aggredisce stringendole al collo il laccio del suo cappuccio.

Con la forza della disperazione la ragazza reagisce e si evita conseguenze peggiori. Infatti, nonostante il laccio che le stringe il collo riesce a divincolarsi e sferrare due calci all’aggressore, uno all’inguine e l’altro alla testa. Poi comincia a gridare. Accorrono alcuni operatori ecologici del Quadrifoglio e l’aggressore si dà alla fuga.

Appare evidente che la reazione della ragazza e l’accorrere dei soccorritori abbia evitato il peggio. Ma non secondo il Gip, per il quale, nonostante l’estrema brutalità, non vi sono le prove che l’imputato abbia assunto il comportamento tipico dello stupratore, cioè palpeggiato e spogliato la vittima.

Quindi, da questa interpretazione se ne dovrebbe dedurre che, il mancato stupro non è dovuto alla disperata ed “efficace” reazione della ragazza, dopo essere stata scaraventata a terra, ma ad una presunta “non intenzionalità” dell’uomo.

Alla Gdf confessa ma il Gip non ci crede

Eppure Singh, agli agenti della Guardia di Finanza che lo hanno rintracciato e arrestato, pare abbia detto: “Ho aggredito la ragazza perché me la volevo sco**re”.

Per il Gip questa non è una confessione perché l’uomo non parla bene l’italiano, quindi, potrebbe essersi espresso male o essere stato frainteso, senza contare che si trovava “in una situazione di evidente costrizione”.

I finanzieri, al contrario, sostengono che Singh parla e capisce bene l’italiano perché sta da sei anni nel nostro paese.

Lascia basiti del resto anche la stessa motivazione che ha convinto il giudice a ritenere che non vi fossero gli estremi per la custodia cautelare in carcere. Infatti, secondo il giudice, appare “sproporzionata rispetto al reato per il quale ricorrono i gravi indizi”. Cioè per il Gip tentare di strangolare una persona non è un reato grave?

Quindi, Singh se l’è cavata, per il solo reato di lesioni personali aggravate ma non per quello di tentata violenza sessuale, con il divieto di uscire fra le 20 e le 7 e l’obbligo di dimora a Fiumicino, dove secondo la sua versione, lavorerebbe come bracciante.