Per giorni le agenzie di stampa hanno battuto dispacci sull'esagitata condizione dei quattro prigionieri italiani. La televisione araba, ha esibito i nostri reclusi seduti a terra, con il mano il passaporto, ma ha respinto la richiesta dei terroristi, di mostrare in video l'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi, la guardia di sicurezza privata italiana, avvenuta con un colpo sparatogli dietro la nuca. Prima di morire il 36enne italiano avrebbe tentato di togliersi il cappuccio che gli copriva il capo, urlando ai suoi assassini: "ora vi faccio vedere come muore un italiano".

La decisione di Al Jazeera di non mandare in onda le immagini dell'uccisione di Fabrizio Quattrocchi, ha colto un po' tutti di sorpresa. Lei che all'inizio della guerra ha reso pubblico al mondo quello che generali nelle conferenze stampa, hanno tentato di nascondere. Quel lontano 29 marzo 2001, ha presentato il macabro scenario di una folla inferocita, che si è accanita contro i cadaveri di sette agenti dell'intelligence spagnola, uccisi un'imboscata da guerriglieri iracheni. Al Jazeera durante la guerra del Golfo ha sfoggiato proclami di morte. Ha privato l'essere umano della sua dignità, ha catturato il dolore della gente, ha scalzato la CNN.

Ha puntato le telecamere sulle debolezze dell'individuo, trasformando la morte in tessuto mediatico.

Ha trasmesso in maniera ininterrotta le scene del leader Hamas Rantisi, ucciso dagli israeliani, arguendo gli aspetti più raccapriccianti, concorrendo così ad infiammare gli animi del mondo arabo. Ha filmato i corpi martoriati della gente ricoverata nell'ospedale di Falluja e dei morti riversi per terra. Ha ripreso i volti atterriti dei tre ostaggi giapponesi, con i coltelli che gli insediavano le gole.

E poi ha fatto marcia indietro, negandosi il piacere di mandare in onda la macabra esecuzione di Fabrizio Quattrocchi.

Era il 14 aprile 2004, quando la notizia della morte di Fabrizio Quattrocchi è entrata come uno tsunami alle 22.10, nello studio televisivo di Porta a Porta. In dodici giorni, i familiari degli ostaggi italiani hanno vissuto l'angoscia iniziale, l'inquietudine per la liberazione dei loro parenti, che sembrava prossima, alla ricomparsa poi dell'angoscia e allo sconforto di lunghi mutismi. Fabrizio Quattrocchi non ce l'ha fatta, è ritornato in Italia ma dentro una bara.

A undici anni dalla sua scomparsa i social network lo hanno ricordato come un eroe  nazionale. Anche lo Stato Italiano non ha dimenticato il suo sacrificio e lo ha insignito di una medaglia d'oro al valore civile alla memoria. Chi invece non ha mostrato interesse alla ricorrenza è stata la giunta comunale di Genova, la città dove è cresciuto Fabrizio Quattrocchi che gli ha negato l'intitolazione di una via. Giorgia Meloni ha commentato il gesto con un post "provocatorio" sul suo profilo Facebook, che in poco tempo ha guadagnato 5 mila condivisioni. In rete le parole più usate per Fabrizio Quattrocchi sono state "eroe" e "onore", i tweet più postati sono stati quelli con gli hashtag #Fabrizio Quattrocchi e #Quattrocchi.