Questa mattina gli uomini dei Carabinieri e delle fiamme gialle di Genova hanno eseguito due maxi sequestri per un totale di circa 9 milioni di euro nel campo Rom di Bolzaneto. Il provvedimento riguarda tredici nuclei familiari di origine Sinti. Le forze dell'ordine hanno messo i sigilli a numerosi beni e proprietà di lusso che stonano con le condizioni di vita all'interno di un campo nomadi: ville, vari immobili, automobili e caravan ma anche quote di società, conti correnti bancari e persino una lussuosa dimora in Sardegna e una in Svizzera.

Ricchezze provento di reati

Secondo gli investigatori le ricchezze poste sotto sequestro sarebbero provento di attività criminali, come i furti nelle case. L'inchiesta ha avuto inizio perché gli interessati al provvedimento conducevano un tenore di vita molto al di sopra di quello che avrebbe consentito loro quanto dichiarato al fisco.

I precedenti

Non è la prima volta che vengono effettuati sequestri di ingente valore a carico di famiglie di origine Rom, che risultavano nullatenenti o comunque dedite ad attività illecite. Un caso divenuto noto a livello nazionale è quello del clan romano dei Casamonica, finita negli ultimi anni al centro di varie operazioni di polizia. Appartenenti al clan sono risultati proprietari di auto di lusso e ville finemente arredate.

Al lusso delle residenze dei Casamonica la trasmissione "La Gabbia" nel Settembre del 2015 aveva dedicato un ampio servizio, mostrando lo sfarzo presente all'interno delle case.

A Settembre dell'anno scorso invece è finita nei guai una famiglia di origine Rom residente nella Marsica, in provincia de L'Aquila. Un nucleo familiare di sei persone tutte prive di reddito, alle quali gli inquirenti hanno sequestrato, come misura di prevenzione patrimoniale, beni immobili per un valore superiore al milione di euro.

Secondo gli investigatori il patrimonio della famiglia - alcuni componenti della quale erano già noti alla giustizia - sarebbe frutto di attività illecite. Anche in questo caso le forze dell'ordine divulgarono un video di quella che fu chiamata "operazione game over".