E' allarme sicurezza al Porto di Genova. Secondo fonti investigative il principale porto ligure sarebbe da tempo diventato il più pericoloso d'Italia, a causa dei controlli a gruviera che hanno nutrito i rinnovati interessi della criminalità organizzata ma anche i terroristi di matrice islamica, che potrebbero utilizzare Genova come porta aperta per uomini e risorse da e verso l'intera Europa. L'ultima notizia che ha destato scandalo riguarda l'unico scanner presente in Porto: nonostante fosse l'unico, per mesi è stato guasto e si è provveduto alla sua sostituzione solo quando il problema è divenuto di dominio pubblico.

E nel frattempo è passato di tutto.

L'asfissiante presenza della 'ndrangheta in Liguria

Non è certo una notizia dell'ultima ora ma fa comunque sempre scalpore quando si scopre l'ennesima infiltrazione della 'ndrangheta nel territorio regionale. Ormai sono anni che la mafia calabrese ha messo radici qui riuscendo a far crescere il proprio business senza particolari problemi. Del tutto insufficienti sono dunque i seppur lodevoli interventi delle forze dell'ordine che, con sempre più frequenza, riescono a scoperchiare sodalizi criminali generati all'ombra dell'Aspromonte e o della Locride.

Ne sono esempio il sequestro per oltre 5 milioni di euro avvenuto la settimana scorsa a La Spezia del patrimonio del boss Bombina Abossida, oppure ancora la caccia all'uomo iniziata pochi giorni fa sul territorio regionale di uno dei narcos più pericolosi della Colombia.

A confermare la profondità delle infiltrazioni ci sono gli scioglimenti per mafia di comuni. L'ultimo riguarda il Comune di Lavagna, in provincia di Genova. E quando la mafia riesce ad arrivare sino al centro del potere locale significa che i suoi tentacoli possono arrivare molto lontano, sino a condizionare l'operato della macchina amministrativa.

Le preoccupazioni della commissione antimafia

La situazione negli ultimi ha raggiunto una situazione così drammatica che persino la commissione parlamentare antimafia ha fatto una missione a Genova, per la precisione il 24 e 25 luglio scorso, per constatare con i propri occhi e le proprie orecchie la gravità della situazione.

Sono stati ascoltati i principali rappresentanti delle istituzioni preposte al contrasto alla mafia: i prefetti e procuratori delle 4 province liguri assieme assieme al questore del capoluogo e i comandanti provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, oltre al capo del centro operativo della Dia. Il risultato è stato sconcertante. Come la stessa presidente Rosy Bindi ha dichiarato al termine dei lavori:

"La Liguria è una delle regioni del Nord Italia che desta più preoccupazioni per la presenza della 'ndrangheta. Qui si va ben oltre le infiltrazioni a nord, con vere locali organizzate nel Ponente e non solo. Si tratta di una presenza capace di condizionare attraverso un'evoluzione del metodo mafioso che prevede l'uso della violenza come ultima istanza ma che si fonda su rapporti, complicità, attrazione tanto che politici e imprenditori cercando direttamente le organizzazioni".

Il rapporto con il porto di Gioia Tauro

Secondo gli investigatori, la sempre maggior pericolosità che sta assumendo il porto di Genova avrebbe a che fare anche con il porto di Gioia Tauro. Il porto calabrese, infatti, è ormai da tempo sotto la lente delle forze dell'ordine ed è sottoposto a controlli più rigidi. Non passa settimana che i quotidiani non riportino la notizia di un arresto o di un sequestro di merce illecita. L'ultimo sequestro in ordine temporale è avvenuto questa settimana: mezzo quintale di cocaina nascosto in un carico di carbone in arrivo dal Paraguay, che si aggiunge agli altri circa mille e cento chili sequestrati da inizio anno.

Proprio per questo, la criminalità organizzata da qualche tempo avrebbe preferito spostare i propri affari sul porto di Genova ove, a quanto pare, sussistono alcune carenze sui controlli che garantirebbero maggiore facilità nei flussi illeciti in entrata e in uscita.

Non solo. Il Porto di Genova si trova in una posizione geografica strategica nel Mediterraneo: è vicinissima alla Francia e poco più in là sta la Spagna, ed è più vicino ai ricchi mercati della droga del centro e del nord Europa. Insomma, un vero e proprio affare per la mafia.

Allarme terrorismo

Ma il problema non finisce qui. Anzi, quello che in questi mesi preoccupa di più le istituzioni è il pericolo del terrorismo islamico. Un pericolo doppio: da una parte il fatto che il porto stesso costituisca un potenziale bersaglio di azioni terroristiche, dall'altro il fatto che il porta possa fungere come luogo che garantisca il flusso di rifornimenti e uomini da e per la Libia dove l'ISIS sta cercando negli ultimi mesi di espandersi.

Non a caso gli inquirenti parlano dei collegamenti marittimi con il porto di Tunisi.

Per capire l'entità del pericolo che stiamo correndo, basti pensare al sequestro avvenuto nel maggio di quest'anno, grazie all'eccellente azione della Guardia di Finanza, di ben 37 milioni di pasticche di Tramadol, conosciuta anche come Droga del combattente, la famigerata droga utilizzata da combattenti e terroristi islamici prima di compiere attentati o andare in battaglia. Un quantitativo enorme destinato alle milizie dell'ISIS, che avrebbe fruttato qualcosa come 75 milioni di euro.

A chiudere questo drammatico quadretto, la presenza in città di un centro di radicalizzazione, la moschea di Sampierdarena guidata dall'imam Mohamed Naji, indagato per terrorismo internazionale assieme ad una quindicina di giovani, suoi adepti. Gli ultimi indagati sono stati registrati solo il 5 settembre scorso.

In questo contesto sicuramente le istituzioni avranno un bel da fare per garantire la serenità dei suoi abitanti.