Novità quasi a sorpresa nella conferenza stampa del Presidente del Consiglio di ieri. Il finanziamento del taglio sull'Irap, a partire da maggio, sarà finanziato con l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie che passerà dal 20% al 26%. Si decide quindi di attingere nuovamente agli investimenti mobiliari dei contribuenti italiani per reperire le risorse necessarie per riforme e investimenti da parte dello Stato.

Il presente aumento segue una serie di interventi avvenuti negli ultimi anni: si pensi che fino al 2011 l'aliquota sui rendimenti era ferma al 12,5%, all'introduzione dell'imposta di bollo che ora è salita allo 0.2% (salve le giacenze sui conti correnti inferiori ai 5.000,00 euro, e gravate da imposta fissa di 34,20 in caso di giacenze superiori) e infine alla tobin tax fissata per il 2014 nella misura dello 0.1%.

Da questa ultima manovra sono esentati i rendimenti dei titoli di stato, i quali sono ancora soggetti alla tassazione del 12,5% e che quindi, nonostante i tassi di rendimento in picchiata, diventano sempre più appetibili rispetto ad altri titoli obbligazionari.

Nel caso in cui oggi un piccolo risparmiatore dovesse decidere di acquistare ad esempio azioni Eni per 10.000,00 incorrerebbe in tale scenario:

  • pagamento della Tobin Tax pari allo 0,1% al momento dell'acquisto sul prezzo pagato;
  • pagamento della tassa del 26% sui dividendi;
  • pagamento annuale dello 0,2% sull'ammontare delle azioni possedute prelevato al momento della rendicontazione periodica fatta dalla banca
  • pagamento del 26% sull'eventuale capital gain (plusvalenza) generato al momento della vendita delle azioni.

In caso di acquisto di obbligazioni il discorso fatto è il medesimo, fatta salva l'esclusione della tobin tax.

Saranno tassate le cedole, sarà previsto lo 0,2% sul possesso e tassazione al 26% in caso di vendita prima della scadenza in presenza di plusvalenza.

Tali interventi del Governo pare che vogliano dare un indirizzo preciso all'attitudine ad investire degli Italiani.

Dopo una prima fase di aumento "selvaggio" della tassazione che andava a colpire in modo indiscriminato tutti i settori, con aumento della tassazione sui consumi (aumento accise e iva), sui redditi da lavoro (aumento aliquote addizionali), su patrimonio immobiliare (IMU a livelli stellari) e come già visto sulle rendite finanziarie si è potuto notare come a partire dal gennaio 2014 sia cambiato qualcosa.



Oltre ad interventi volti a ridurre la tassazione sul lavoro e sull'impresa (tagli Irpef e Irap) molteplici interventi benefici sono stati indirizzati sul "mattone": si pensi all'aumento delle detrazioni fiscali su ristrutturazioni e risparmio energetico, al bonus mobili, alla riduzione dell'imposta di registro sull'acquisto di immobili, alla riduzione prima al 15% e ora al 10% della cedolare secca.

Vengono favoriti gli investimenti su patrimoni immobiliari rispetto a quelli finanziari, in quanto capaci di far generare economie di scala, con ripresa di un intero settore colpito dalla gravissima crisi degli ultimi anni. Affitti più bassi per gli inquilini, nuove potenziali opportunità per i costruttori, nuova linfa per le imprese edili, per i fornitori e professionisti abilitati.

Opportunità di investimento che, per chi detiene somme di denaro da mettere a frutto, obiettivamente si stanno profilando all'orizzonte. Un mercato immobiliare depresso può permette di cogliere occasioni interessanti da poter locare con rendimenti interessanti grazie a tassazione favorevolissima e benefici su acquisto e lavori. Per chi vuole investire nel mattone, questo è sicuramente il momento giusto.