Sui mercati finanziari sembra nata una nuova tendenza: tassi di interesse quasi vicini allo zero per prolungati periodi di tempo.

I rendimenti dei vari titoli di stato a livello globale infatti sembrano destinati a rimanere ancora per molto tempo su questi livelli estremamente bassi, contrariamente all'opinione di molti economisti che prevedevano un loro progressivo innalzamento con l'uscita dalla recessione iniziata nel 2008.

Ciò che è veramente sorprendente è che ci troviamo in prossimità di minimi storici assoluti, come si può facilmente vedere in Figura (ultimi 200 anni), e che questa situazione sembra essere diventata una normalità per i mercati finanziari: proprio la scorsa settimana, ad esempio, Ben Bernanke ha confermato alla comunità finanziaria che i tassi resteranno bassi per un tempo considerevolmente più lungo del previsto in quanto le condizioni economiche non permettono diversamente.

Anche la BCE ha lasciato intendere che si muoverà nella stessa direzione, mentre il Bond a 10 anni del Giappone si mantiene al di sotto del 1% e sembra addirittura voler aggiornare i suoi minimi storici.

Le spiegazioni date dagli economisti a quello che sta accadendo sui mercati finanziari sono le più diverse, ma ancora nessuna di esse gode di ampio consenso.

Con l'uscita degli USA dalla recessione, la nostra convinzione istintiva era che i tassi dovessero salire, tornando gradualmente sui livelli storicamente"normali", intorno al 6%. A questo punto invece sembra che i mercati finanziari stiano stabilendo veramente una nuova normalità.

Non vorremo arrivare alle solite conclusioni cliché molto in voga ultimamente, ma la situazione attuale sembra davvero molto diversa e siamo quasi certi che seguiremo l'esempio del Giappone nel percorso di rendimenti vicini allo zero per lunghi anni.

La nascita di una nuova condizione di "normalità" si deduce da diversi fattori guida. Il primo riguarda le banche centrali: non si è mai verificato al momento attuale che un banchiere sia tornato sui suoi passi una volta iniziato il percorso di allentamento monetario. I vari programmi di Quantitative Easing dunque sono destinati a diventare permanenti, non rimarranno provvisori come molti teorici economici sostengono.

Il Giappone, ancora sostenuto da rendimenti sul decennale intorno allo 0,5%, ne è un esempio calzante.

Il secondo fattore è riscontrabile nella persistente bassa crescita. Nonostante gli stimoli fiscali e monetari le produzioni nazionali rimangono su livelli molto contenuti, generando come conseguenza un'inflazione piuttosto bassa.

La situazione potrebbe facilmente "normalizzarsi" su questi livelli, raggiungendo un equilibrio stabile ma indesiderato per il benessere sociale.

Infine crediamo che un ultimo fattore sia da rilevare nel salvataggio dei debiti pubblici di alcuni stati europei.

La vera motivazione alla base di questi aiuti è stata la necessità di salvare gli attivi delle banche globali, con interessi e investimenti ramificati in tutto il mondo; se ne deduce però che per fare questo le diverse banche centrali siano costrette a tirar fuori dai guai qualsiasi paese in ogni angolo del mondo, diventato oramai troppo grande per fallire.

In Figura potete vedere la situazione attuale riguardo ai rendimenti sui Titoli di Stato dei diversi paesi presi in esame: una nuova definizione di "equilibrio economico" forse è pronta per essere scritta sui manuali di scuola...