I Buoni Fruttieri Postali, una manna per le generazioni passate, semplicemente una cassaforte, per quelle attuali. Già, proprio così. Comunque, in qualunque modo la si voglia mettere, c'è una verità che solo il Buono Postale, può assicurare al nostro portafoglio: la restituzione del capitale investito, completamente integro.

Vale ancora la pena investire in Buoni Postali?

La risposta dipende solo ed esclusivamente dal modo di vedere la questione da parte dell'investitore: investire o mettere in sicurezza? Facciamo due conti: se investire cifre anche misere, tra gli anni '60 ed '80 del secolo scorso, voleva dire ritrovarsi dopo un investimento a lungo termine, magari addirittura ventennale o trentennale, con una maturazione d'interessi che fruttava all'investitore, una cifra di venti/trenta volte tanto, ora le cose stanno diversamente, anche se al Buono Postale viene applicata dallo Stato, una buona tassazione agevolata, attualmente del 12,50%.

Veniamo ad esempi pratici

Poniamo che un soggetto abbia investito nel 1970, due milioni di lire in un Buono Postale Trentennale. Ebbene, al termine dell'investimento, nell'anno 2000, l'investitore in questione, si è ritrovato con in tasca una cifra che molto probabilmente, si aggira intorno ai 50/60 milioni di lire. Poniamo invece che un altro soggetto decida di investire nel 2017 una cifra di 2mila euro sempre in un Buono Fruttifero Trentennale. Ebbene, il soggetto in questione, con tutta probabilità, si ritroverà nell'anno 2047, con in tasca una cifra che si aggirerà intorno ai 2012/2020 euro. Già proprio così, visto che la prospettiva d'interesse attuale dei Buoni Postali, è tra lo 0,2/0,4% annuo.

Qual è allora il vantaggio dell'investimento?

Il vantaggio nell'investire in Buoni Postali ai nostri giorni, potrebbe apparire all'investitore come una sorta di sicurezza nel riavere per intero il capitale investito. Si, perchè interessi bassi a parte, il Buono Postale, resta l'unica forma d'investimento che mantiene l'investitore in sicurezza di riavere i suoi soldi, contro le forme di investimento bancario, tramite le quali, spesso e volentieri, gli investitori non solo sono rimasti a bocca asciutta d'interessi, ma hanno addirittura perso una parte, se non in molti casi, anche tutto il capitale investito.

Tanto per rinfrescarci la memoria, ricordiamo i casi recenti di: Banca Etruria, Banca delle Marche, CARIChieti, CARIFerrara, i cui obbligazionisti subordinati, ancora attualmente, non si sono visti rimborsare un solo centesimo, dopo che il salvataggio delle quattro banche fallite, tramite il bail-in, è avvenuto nel dicembre 2015, con i loro risparmi.