L'idea, ancora per fortuna solo sulla carta, di andare a penalizzare con la spending review le Pensioni di reversibilità e quelle di invalidità significherebbe nella sostanza andare a penalizzare i soggetti più deboli e quelli più bisognosi.



Chi ha di più deve dare di più, il che significa che, se proprio si vuole agire sulle pensioni, occorre puntare sulle pensioni sopra i 90 mila euro annui, ovverosia sulle pensioni d'oro. Per farlo però, in accordo con quanto messo in risalto dal Codacons, occorre innalzare le aliquote Irpef in quanto già la Corte Costituzionale ha bocciato il prelievo con il contributo di solidarietà, e l'Inps ha dovuto restituire i soldi ai pensionati d'oro.





L'Associazione auspica che sulle pensioni di invalidità ci sia magari un rafforzamento dei controlli contro gli abusi, ma che non ci siano tagli alle prestazioni altrimenti sarebbe come tagliare i servizi sociali visto che trattasi di un taglio a prestazioni assistenziali che servono per esempio per pagare una badante. Così come sulle pensioni di reversibilità un ulteriore accanimento sarebbe insostenibile considerando le penalizzazioni che ci sono già state in questi ultimi anni dal lato dell'indicizzazione.

I pensionati sono tra l'altro esclusi dal piano di aumento delle buste paga, per 80 euro al mese, annunciato dal Premier Matteo Renzi. Un'esclusione per la quale il Sindacato Pensionati Italiani (SPI) - Cgil ha già fatto sapere che non resterà fermo e zitto. Il Sindacato su tale esclusione ha in particolare invitato il Governo a ravvedersi visto che già milioni di pensionati negli ultimi anni hanno fatto tanti, troppi sacrifici.