"Il confronto è fisiologico e il dissenso pienamente libero di esprimersi: ma le scelte conclusive non possono tardare a lungo". Lo ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, alla cerimonia per il 1° maggio, al Quirinale. Il Capo dello Stato ha anche chiarito che non tocca a lui esprimersi "sul merito di orientamenti e provvedimenti e sui punti controversi che presentano", riferendosi evidentemente ai provvedimenti in materia di lavoro - a partire dal decreto Poletti in discussione in Parlamento.



Ma - come ha fatto più volte in riferimento alla necessità di varare riforme istituzionali - ha voluto ribadire che non c'è più molto tempo per fare "scelte conclusive".

E queste scelte devono anche andare verso un "ripensamento non da poco nei nostri sistemi di garanzia del benessere e della protezione sociale", ha aggiunto Napolitano, proprio per "evitare che venga messo a rischio quel modello civile che nella seconda metà del 900 ha fatto dell'Europa un punto di riferimento mondiale".



Insomma: per salvare il "modello sociale europeo", ha detto il Capo dello Stato, occorre non avere paura di fare i "cambiamenti necessari".



Proprio mentre parlava Napolitano, a Roma, presso Eataly, il megastore del cibo di Oscar Farinetti, andava in scena una manifestazione di movimenti di estrema sinistra che - sotto lo slogan "contro la precarietà made in Eataly" - protestavano contro l'apertura nel giorno della festa del lavoro. "Ad Eataly si lavora, non abbiamo nulla da festeggiare", diceva il leader del "Fronte della gioventù comunista", organizzazione che su Facebook si gemella con i comunisti cubani, turchi e greci.