Negli ultimi 5/6 anni il contenzioso tra i docenti precari ed il MIUR (lo Stato) è aumentato in maniera esponenziale. Una sequela di leggi, di dubbia interpretazione, spesso in contrasto tra di loro, in contrapposizione soprattutto con le norme europee, hanno dato vita ad una serie, quasi infinita, di ricorsi al TAR ed al Giudice del Lavoro da parte dei docenti precari della Scuola.

Ne elencheremo solo alcuni:

  • QUESTIONE CODE/PETTINE : Sulla questione relativa all'immissione in ruolo da "code", dichiarate incostituzionali nel 2011, ne abbiamo parlato in questo articolo di qualche giorno fa.
  • PUNTI DAL SERVIZIO MILITARE OBBLIGATORIO: Le tabelle valutazioni dei titoli per il personale docente ed educativo, in sede di aggiornamento delle relative graduatorie, non contempla il diritto al riconoscimento dei 12 punti al personale che ha svolto il servizio militare annuale di leva obbligatorio, non in costanza di nomina e dopo il conseguimento del titolo di studio che dà accesso alle graduatorie di Istituto e/o provinciali. Il MIUR, nonostante numerose sentenze abbiano sancito tale diritto, continua ad ignorarle, costringendo il personale della Scuola a ricorrere in Tribunale per vederselo riconosciuto.

    • SCATTI STIPENDIALI PER I DOCENTI PRECARI: Un'altra vertenza legale, molto diffusa, è costituita dalla violazione della Direttiva 1999/70/CE da parte del MIUR sulla mancata attribuzione delle progressioni stipendiali ai precari. In pratica, mentre i docenti con contratto a tempo indeterminato godono di una progressione stipendiale legata all'anzianità di servizio, per i docenti precari italiani questa progressione non esiste. Anche dopo 10/20 anni di precariato si rimane sempre con lo stipendio base, contravvenendo così, alla normativa comunitaria, in particolare alla Direttiva 99/70/CE, che ha recepito l`"Accordo Quadro" sul lavoro a tempo determinato.

      Secondo tale Direttiva, infatti, i lavoratori a termine non possono subire trattamenti discriminatori rispetto ai loro omologhi a tempo indeterminato. L`Italia ha, invece, per anni disatteso questi princìpi, nonostante anche i vari pronunciamenti della Corte di Giustizia delle Comunità Europee che, a più riprese, ha chiarito come gli scatti di anzianità dovessero essere riconosciuti anche ai lavoratori a tempo determinato. Anche in questa vertenza, molto spesso, ad uscirne vincitori sono stati i docenti.

      Perché costringere migliaia di persone a ricorrere ad un Tribunale per vedersi riconosciuti dei diritti, con un notevole aggravio di spese per lo stato italiano?