Prepensionamento sì, prepensionamento no. E' questo il solito dilemma che sta caratterizzando la riforma delle Pensioni e, naturalmente, finisce per influire anche i dipendenti della Pubblica Amministrazione ed, in particolar modo, il personale scolastico.

Abbiamo assistito (e purtroppo stiamo ancora assistendo) al 'teatrino farsesco' riguardante i 'quota 96' (ormai 'quota 100' e più) che continuano ad aspettare il lasciapassare per la pensione, dopo i disastri compiuti dalla riforma Monti-Fornero. Naturalmente, ora cresce la preoccupazione per ciò che riserverà il governo nei prossimi anni. 



Miur, scuola, proposta prepensionamento per i docenti universitari

A questo proposito, citiamo la proposta del relatore di maggioranza alla Camera dei Deputati, proprio in sede di conversione in legge di un emendamento all’art.

1 comma 5 del Decreto Legge 90/2014 (quello della Pubblica Amministrazione): la proposta riguardava la messa in quiescenza di tutti coloro che, nelle varie facoltà universitarie, fossero in possesso dei requisiti contributivi minimi. Prontamente è arriva la risposta del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) che ritiene che la messa in quiescenza di un numero così significativo di docenti porterebbe a delle gravi conseguenze, tenuto conto del pesante sottodimensionamento degli organici a cui devono far fronte la stramaggioranza degli atenei.

Ciò comporterebbe parecchi disagi, primo fra tutti quello di danneggiare la qualità dell'offerta didattica, oltre al fatto di perdere significativi contributi sul piano delle competenze culturali e scientifiche.

Il CUN, inoltre, fa presente un altro rischio, quello legato alle disparità di trattamento che potrebbero verificarsi tra i vari atenei d'Italia, dove la messa in quiescenza potrebbe essere autorizzata seguendo criteri differenziati e non imparziali.



Naturalmente, la discussione sul prepensionamento dei docenti universitari offre l'opportunità per allargare la riflessione sui docenti di tutti gli ordini scolastici: se da una parte si parla di 'docenti senior' che attenderebbero l'età pensionabile (ancora, almeno per ora, secondo i requisiti della Legge Fornero, sigh) con l'esonero dalla didattica, dall'altra si propone di anticipare i tempi, con altri sistemi di calcolo dell'assegno pensionistico. Dunque, in pensione a 57-58 anni ma con assegno 'decurtato' oppure soluzioni alternative come quella dei 'docenti senior'? Cosa riserverà l'Inps e il governo ai docenti in tema di previdenza?