Quella che è divenuta nota oramai come la riforma della PA rappresenta contemporaneamente un primo intervento in vista di una riforma delle Pensioni. Molti sono stati, infatti, gli emendamenti che riguardano il sistema previdenziale e ad intervenire nel merito è stata la CGIL che ha espresso un parere molto positivo riguardo ad alcuni emendamenti incentrati sulla questione delle penalizzazioni. Altro tema caldo riguarda la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici, anche su questo punto ci sono stati emendamenti che limitano le intenzioni della riforma.

Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

Riforma PA e riforma pensioni: CGIL e la questione penalizzazioni

Per quanto riguarda il decreto di riforma della PA, il segretario confederale della CGIL, Vera Lamonica, e il responsabile CGIL per i Settori Pubblici, Michele Gentile, hanno parlato di un "primo positivo cambiamento" in relazione a un emendamento che consentirà di eliminare le penalizzazioni per tutti i lavoratori fino alla data del 2017. Lamonica e Gentile hanno sottolineato come la CGIL si sia sempre battuta a favore di una revisione completa - dunque una trasformazione - della riforma delle pensioni Fornero, soprattutto sulle misure di penalizzazione e sul calcolo dei periodi di 'effettivo' lavoro svolto per il raggiungimento dei requisiti di anzianità.

La data del 2017 dovrà comunque essere eliminata, secondo i rappresentanti della CGIL, ma rappresenta comunque un passo in avanti in un processo che non potrà che concludersi con una nuova riforma delle pensioni. L'emendamento attende, comunque, ancora il via libera dall'Aula di Montecitorio, ma sembra che verrà accolto favorevolmente.

Riforma PA e riforma pensioni: la mobilità obbligatoria

Un altro dei temi particolarmente 'caldi' della riforma della PA riguarda la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici. Un primo punto che è stato deciso riguarda il fatto che l'obbligo di mobilità non scatterà per quei dipendenti che avranno figli al di sotto dei tre anni o un disabile in famiglia, e il trasferimento ad un altro ufficio, sempre entro i 50 Km, non potrà divenire effettivo senza il consenso.

Altro punto dirimente riguarda il ruolo dei sindacati: essi dovranno sedersi al tavolo per definire i criteri attraverso i quali bisognerà determinare le motivazioni per lo spostamento di un dipendente pubblico. Tali criteri saranno oggetto poi di un decreto ministeriale che darà avvio alla riforma della PA su questa materia.