Il tema della riforma pensionistica è stato al centro del dibattito politico di agosto, non solo per le tante dichiarazioni (talvolta contradditorie) provenienti dai vari rami del partito attualmente al Governo, ma anche per le numerose situazioni di stallo nelle quali si ritrovano intere categorie di lavoratori.

Non è un caso se alla fine, il Governo abbia deciso di affrontare le istanze più varie attraverso la ricerca di una soluzione unica, che potesse avere due caratteristiche: la flessibilità dell'uscita dal lavoro e la flessibilità nell'applicazione alle situazioni più varie.

Il rischio di procedere con soluzioni mirate era di perdere presto il controllo della situazione (oltre che del budget di spesa, già molto risicato).

La platea degli statali e dei lavoratori privati interessati dal provvedimento

D'altra parte, la platea di lavoratori che hanno subito difficoltà o ingiustizie in seguito alla Riforma avvenuta con il Ministro Fornero è piuttosto estesa. Non solo lavoratori esodati del settore privato, rimasti senza reddito da lavoro e senza reddito da pensione. Basti parlare dei lavoratori precoci del pubblico e privato, del personale ATA e degli insegnanti Quota 96 del mondo scolastico, dei precari sul lavoro in età avanzata; tutti soggetti che sono rimasti schiacciati dalla necessità politica di agire d'urgenza nel 2011.

Il ragionamento di allora era che bisognava salvare l'Italia e il Paese non poteva attendere; alle correzioni si sarebbe provveduto dopo. Peccato che la crisi non abbia mai abbandonato il Bel Paese e anche nei casi migliori le uniche soluzioni trovate si sono concretizzate attraverso continue salvaguardie temporanee (e approvate all'ultimo minuto).

L'obiettivo del Governo Renzi è la pensione anticipata per tutti a 62 anni di età e 35 di contributi

Ora il Governo vorrebbe dare finalmente una soluzione alla questione, con l'intento che risulti davvero definitivo. Per riuscirci, vuole flessibilizzare l'uscita dal lavoro permettendo ai futuri pensionandi di accedere all'Inps già a partire dai 62 anni anagrafici e 35 anni di contribuzione.

In questo modo, si riuscirebbe a risolvere in un solo colpo la maggior parte delle situazioni di difficoltà derivanti da un'eccessiva rigidità dei paletti fissati della precedente riforma pensionistica.

Posto l'obiettivo finale da raggiungere, l'attenzione dell'esecutivo si sta ora concentrando sul reperimento delle risorse necessarie alla copertura finanziaria. La strada più semplice da seguire potrebbe essere quella di spalmare il costo di una simile operazione su una platea molto vasta di soggetti; il ragionamento di fondo è che chiedendo un piccolo sacrificio a tutti si può fare in modo che risulti molto leggero da sopportare.

È in questo senso che le misure utili al provvedimento potrebbero raccogliersi all'interno di un insieme di iniziative: dal prelievo derivante dalla fiscalità generale attraverso la riduzione di detrazioni e contributi alle aziende, ad una piccola penalizzazione per chi accede alla pensione con anticipo (di circa l'1% o il 2% per ogni anno di anticipazione). Sembra invece esclusa la possibilità di un nuovo contributo di solidarietà a carico dei pensionati, seppure con mensilità elevate.