È una girandola di numeri, soglie, tagliole e ipotesi quella che sta prendendo forma nelle ultime ore, dopo alcune recenti dichiarazioni del Ministro Poletti, circa la possibilità di risolvere il nodo pensione anticipata per chi è rimasto bloccato dalla Riforma Fornero (attraverso un contributo di solidarietà da parte di chi percepisce già l'assegno). Che la strada sarebbe stata in salita era probabilmente già ovvio a tutti; ma il polverone che si è sollevato in poche ore deve aver preso di sorpresa l'esecutivo, tanto che il Premier nega che tale ipotesi sia attualmente in fase di definizione.

Il prelievo di un miliardo attraverso un contributo di solidarietà

Il problema legato all'idea di un contributo di solidarietà da parte di chi percepisce già un assegno elevato (calcolato con il metodo retributivo) deriva in larga parte dalla vastità delle cifre in gioco. Da un lato esiste una platea molto ampia di individui rimasti penalizzati dalle precedenti riforme. Esodati, insegnanti e lavoratori ATA quota 96 della scuola pubblica, precari vicini al pensionamento, operai che hanno svolto lavoratori usuranti. Per non parlare dei cassaintegrati e dei pensionati con una mensilità minima, di fatto senza altre possibilità di welfare e catapultati al di sotto della soglia di povertà. Per sistemare tutti bisogna reperire almeno un miliardo di euro di risorse, ma ottenerli tramite un contributo di solidarietà significa di fatto sottrarre lo stesso importo alle mensilità di chi sarà individuato come "involontario" benefattore.

Renzi frena su eventuali piani segreti, anche relativi alle Pensioni

Nel corso della mattinata è arrivata una prima replica del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che attraverso il proprio account su Twitter ha affermato: "i giornali di agosto sono pieni di progetti segreti del Governo. Talmente segreti che non li conosce nemmeno il Governo", accompagnando il cinguettio con i tag #nonesiste e #maddeche.

D'altra parte negli scorsi giorni il Ministro del lavoro Giuliano Poletti non aveva escluso la possibilità di intervenire con un provvedimento sulle cosiddette pensioni d'oro, ovvero sulle mensilità elevate offerte senza alcun legame con i contributi effettivamente versati. Per comprendere se ci sarà qualcosa di concreto oppure se il Governo Renzi stia testando semplicemente l'umore degli italiani bisognerà aspettare il prossimo 20 ottobre, quando si potrà leggere il contenuto della prossima legge di stabilità.