Tutto rinviato a settembre, la riforma della Scuola Renzi-Giannini non sarà presentata durante il Consiglio dei Ministri di oggi 29 agosto. La motivazione? Quella ufficiale è che Renzi preferiva che non si mettesse troppa carne a cuocere durante questo primo CdM, dal momento che verranno presentati anche altri provvedimenti come la riforma della Giustizia e il cosiddetto Sblocca-Italia. Palazzo Chigi, insomma, assicura che la riforma della scuola è già pronta e che, con ogni probabilità, sarà presentata durante il prossimo CdM. La motivazione non ufficiale, invece, quale potrebbe essere?

In questo articolo parleremo di un'intervista a Massimo Di Menna della UIL scuola che presenta in maniera chiara la posizione dei sindacati. Che sia stata proprio l'opposizione dei sindacati a far fare marcia indietro a Renzi? Si tratta di ipotesi, ma è chiaro che la riforma della scuola Renzi-Giannini, così come le indiscrezioni l'hanno presentata, da un lato non piace agli operatori della scuola dall'altro prevede investimenti di circa 1 miliardo di euro che sono ancora da trovare. Insomma, i dubbi sono molti.

Riforma scuola Renzi-Giannini: tutto rinviato a settembre, causa attacco dei sindacati?

Uno dei punti della riforma della scuola Renzi-Giannini che ha prodotto maggiore scalpore riguarda quello della cancellazione del sistema delle supplenze.

I dubbi che ha suscitato questa dichiarazione, forse eccessiva, del ministro Giannini sono di varia natura. Massimo Di Menna della UIL sottolinea come un provvedimento del genere sia semplicemente impossibile e che si tratta di una scivolata del ministro. Pur immaginando un organico funzionale basato su reti di scuole, è impensabile pensare che possa essere utilizzato per le supplenze che necessitano di personale specifico.

Alla domanda dell'intervistatrice sul futuro delle centinaia di migliaia di precari all'interno di questo progetto di riforma della scuola Renzi-Giannini, la risposta è quella consueta: fermare gli aggiornamenti delle graduatorie, e istituire un sistema basato su laurea abilitante, concorso e immissioni in ruolo. Ed è su quest'ultimo punto che nascono le contraddizioni maggiori: le riforme della scuola che hanno preceduto quest'ultima hanno portato a un taglio di 140mila cattedre, quello è il grande problema.

Un altro nodo affrontato è quello classico dei finanziamenti alla scuola privata e su questo punto ci sarebbe stato contrasto tra Renzi e Giannini (il quale potrebbe essere alla base del rinvio della presentazione della riforma della scuola). La posizione della UIL è chiara: bisogna privilegiare la scuola pubblica che sta attraversando troppi problemi e mettere assolutamente da parte la possibilità di un accrescimento dei fondi alle scuole private, anche se poi si dice favorevole all'ingresso di capitali privati nella scuola pubblica. Quest'ultimo punto è tra i più criticati dai Cobas, ad esempio, che vedono nei meccanismi di privatizzazione un limite alla libertà di insegnamento e di apprendimento, rendendo le scuole soggette alle scelte degli investitori privati.

Un ultimo punto interessante riguarda premi e penalizzazioni per gli insegnanti. Di Menna anche su questo punto è chiaro: gli insegnanti devono insegnare, sarebbe impensabile immaginare categorie di insegnanti che si occupino di altro, e soprattutto non è pensabile un sistema che penalizzi sulla base di una valutazione i cui parametri non sono stati ancora definiti e sono difficilmente definibili. La priorità dei sindacati resta comunque il contratto: ci saranno scatti di anzianità? Si ridurrà il gap che separa i docenti italiani da quelli stranieri? Domande a cui la riforma della scuola Renzi-Giannini dovrà dare risposta.