Non sorprende il segno dei tempi fotografato dal Censis in un report denominata il "Diario della transazione", leggendo il quale si scopre che il 33% degli italiani pensa di poter diventare povero a causa della mancanza di welfare, ad esempio nel caso in cui dovesse ammalarsi oppure perdere il proprio impiego. Gli italiani sono quindi sempre più propensi a risparmiare, a mantenere la liquidità sul proprio conto corrente e a investire in fondi pensione o in altre forme di welfare privato, con la speranza che questi rimedi possano sopperire alla mancanza delle coperture che una volta venivano garantire dallo Stato.

Il confronto con gli altri Paesi europei resta negativo

Purtroppo se si paragonano i dati del Bel Paese con quelli raccolti nelle altre nazioni europee, si scopre che le paure della nostra popolazione sono più elevate rispetto a nazioni anche molto vicine a noi come modello economico o culturale. Se da noi solo il 30% della popolazione pensa che il welfare pubblico possa fornire un'adeguata protezione, questa percentuale addirittura raddoppia in Spagna o Francia e tocca il record positivo in Germania o Regno Unito (dove la percentuale supera il 70%). È chiaro che sugli italiani pesa la grave crisi economica e il livello di disoccupazione in costante salita (oggi al 12%); chi è senza lavoro fatica a trovarne uno nuovo, mentre chi il lavoro ce l'ha, spesso teme di poterlo perdere nei mesi a venire.

Le strategie attuate dagli italiani per far fronte al fenomeno secondo il Censis

Come abbiamo già anticipato, le persone hanno messo in atto una serie di strategie volte a colmare il gap tra la protezione una volta offerta dallo Stato e quella che si può implementare a livello familiare o personale. Secondo quanto si può leggere all'interno del rapporto Censis: "Incertezza, paura e cautela spingono gli italiani a tenere i soldi vicini, subito pronti all'occorrenza e per tamponare i rischi": si scelgono pertanto investimenti sicuri, garantiti o facilmente liquidabili, come i conti di liquidità, le polizze vita o i fondi pensione.

Nel frattempo, calano fortemente gli investimenti di lungo periodo come quelli legati all'immobiliare e alle seconde case. Dall'inizio del 2014 il gettito fiscale relativo ai consumi è calato dello 0.5%, mentre le spese per carburanti e prodotti petroliferi sono scese dell'1,4% e la spesa ricorrente ha visto il segno meno per il 2,8%.

Tra i settori più colpiti ci sono trasporti, abbigliamento, mobili, elettrodomestici e in genere le spese per beni durevoli.

Il commento del Censis e la richiesta di un incontro con il Premier Matteo Renzi

Laconico il commento del Presidente Gian Primo Quagliano sui dati raccolti con la ricerca "è stato superato il limite oltre il quale l'aumento dei prezzi deprime i consumi e poiché i prezzi di benzina e gasolio in Italia sono elevatissimi per colpa di prelievi fiscali record, è venuto il momento di ridurre la tassazione sui carburanti auto proprio a beneficio del bilancio dello Stato». I dati oggettivi dimostrano "la dimensione della gravissima crisi vissuta dal nostro Paese. Il Governo in carica, con il bonus da 80 euro in busta paga, ha gettato solo una goccia nel mare, del tutto insufficiente a risollevare i bilanci familiari».

Nel frattempo i tecnici del Censis avrebbero chiesto di incontrare con urgenza il Premier Renzi per parlare dei risultati derivanti dalla propria ricerca. Clicca ORA sul pulsante segui (in alto a destra, vicino alla firma) per ricevere tutti gli ultimi aggiornamenti.