Nuova doccia gelata per 3,3 milioni di dipendenti statali: il blocco dei contratti, cominciato nel 2010, proseguirà anche nel 2015. L'annuncio è stato dato dal ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, che ha motivato la decisione con l'insufficienza dei fondi necessari e con la necessità, in una situazione di perdurante difficoltà economica, di utilizzare le poche risorse disponibili per interventi a favore "di chi ha più bisogno". Il riferimento è agli 80 euro che, secondo le affermazioni dello stesso ministro Madia, dovranno essere confermati "anche a favore dei lavoratori pubblici con stipendi inferiori".

Gli aumenti salariali degli statali erano stati bloccati nel 2010 con un decreto del governo Berlusconi portando, fino al 2013, un risparmio per le casse dello Stato. Il governo Letta ne aveva rinnovato la sospensione per tutto il 2014, introducendo anche il blocco del turn over fino al 2017.

Le promesse disattese

Con l'annuncio di oggi, il ministro Madia smentisce se stessa poiché nello scorso mese di aprile, in occasione della redazione del Documento di Economia e Finanza, aveva escluso un'ulteriore proroga del blocco. Voci che erano ritornate d'attualità, prontamente messe a tacere dal governo, nel corso dell'estate. Che la questione fosse più che mai attuale, si è nuovamente intuito dalle dichiarazioni di ieri del sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti che, nel corso di un'intervista, poneva l'accento sul fatto che "il governo deve fare delle scelte perché non si può dare tutto a tutti", preparando in questo modo il terreno all'intervento odierno del ministro.

Le reazioni dei Sindacati

Immediate le reazioni dei sindacati, in particolar modo della CGIL-Funzione Pubblica che fa sapere di considerare la prosecuzione del blocco della contrattazione "intollerabile". "Un'ulteriore umiliazione dei dipendenti pubblici", ha fatto sapere il segretario generale Dettori, "di fronte alla quale non si potrà fare altro che rispondere con la mobilitazione".

Secondo i calcoli dei sindacati, nei quattro anni di mancati aumenti salariali, i lavoratori pubblici hanno dovuto scontare una perdita di potere d'acquisto pari a circa 3.600 euro lordi, ai quali si aggiungeranno 600 euro per il 2014 ed ora altri 600 euro per il 2015, portando la contabilità delle perdite a 4.800 euro. Sull'argomento è intervenuto anche il segretario della Fiom Maurizio Landini, preoccupato che la proroga del blocco delle contrattazioni nel settore pubblico possa influenzare negativamente anche il settore privato, sancendo, di fatto, la fine dei contratti nazionali.