Torna a farsi sentire la voce di Giuliano Poletti, che dopo le parole pronunciate dal Commissario dell'Inps Vittorio Conti circa la possibilità di flessibilizzare l'uscita dal lavoro con l'opzione contributiva, apre nuovamente ad un'ipotesi di pensione anticipata da inserire nella prossima legge di stabilità 2015. Si tratta di parole che, con tutta evidenza, devono essere soppesate al millimetro, visto che lo stesso Premier Matteo Renzi ha spiegato come le esigenze di bilancio non rendono possibile intervenire con modifiche estese alla previdenza nel breve periodo.

È chiaro che a poco meno di un mese dalla presentazione della già citata legge di stabilità (prevista per metà ottobre) cominciano a essere più chiari i numeri all'interno dell'esecutivo, fatto che potrebbe far ben sperare in un'adozione di una sanatoria più estesa per i tanti lavoratori disagiati e pensionandi che attendono di sbloccare la propria situazione. Resta il fatto che a partire dall'inizio di settembre il Governo Renzi ha adottato una sorta di embargo giornalistico sulla questione, visto che il tema non è più stato toccato in maniera diretta dopo il dietrofront avvenuto con la vicenda della salvaguardia dedicata ai Quota 96, eliminata repentinamente dalla Riforma della Pubblica Amministrazione.

Le possibilità concrete di pensione anticipata e i criteri discriminatori a causa delle risorse mancanti

Fermo restando che sull'argomento è necessario adottare la massima cautela, anche qualora divenisse possibile un provvedimento di salvaguardia più ampio rispetto a quello già in via di approvazione al Senato (dedicato a circa 32000 esodati), resterebbero comunque delle limitazioni all'accesso.

Dalle parole dello stesso Poletti si può facilmente capire il limite dell'intervento: "qualcosa di significativo si potrà fare con un meccanismo di flessibilità in uscita per i pensionamenti in situazioni sociali difficili. Una pensione anticipata tipo quella di chi è avanti con l'età e ha perso il lavoro, ma non ha maturato i requisiti per la pensione".

Il motivo resta sempre la mancanza di risorse necessarie ad una misura che possa avere impatto universale, così come proposto recentemente dal Commissario Inps Vittorio Conti, quando in un convegno sulla sostenibilità del sistema previdenziale italiano ha suggerito la possibilità di uno scivolo contributivo per il pensionamento "senza date fisse. Piuttosto raggiunta una certa quota di contributi, si dovrebbe lasciare libertà ai lavoratori di decidere quando andare in pensione".

Esodati, precoci, usuranti, Quota 96 e disoccupati in età avanzata: il sistema previdenziale va nuovamente riformato

Purtroppo l'ultima riforma del sistema previdenziale sta mostrando tutte le proprie falle, anche perché la legge Fornero del 2011 è avvenuta in un momento decisamente difficile per il Paese, ovvero in una delle peggiori crisi recessive che la storia dell'Italia possa ricordare.

È chiaro che l'innalzamento del requisito anagrafico abbia reso maggiormente sostenibile il bilancio dell'Inps, ma l'assenza totale di gradualità e di misure compensatorie hanno di fatto messo in difficoltà un'intera generazione di lavoratori. Basti pensare agli esodati, ai lavoratori precoci, a chi ha svolto lavori usuranti, ai quota 96 della scuola e a tutti coloro che hanno perso il lavoro in un'età troppo avanzata per potersi reinserire nel mondo produttivo e troppo bassa per accedere al pensionamento seguendo i nuovi requisiti d'età.